Solamente il 30% delle aziende italiane ha piena consapevolezza del potenziale del 5G, le reti di nuova generazione, mentre il restante 70% non ha la minima idea di cosa sia. Il 63% dei cittadini europei pensa poi che il 5G non sia sicuro. Sono alcuni dei dati emersi nel corso di “Il valore del 5G, tra potenzialità e servizi”, incontro online organizzato oggi pomeriggio da Inwit, società italiana attiva nel settore delle infrastrutture per le telecomunicazioni.
“Lo sviluppo delle reti 5G può rappresentare il driver abilitante capace di accelerare la trasformazione tecnologica e sostenere la ripresa economica e sociale del nostro Paese – ha detto in apertura Giovanni Ferigo, AD di Inwit – i benefici non saranno solo economici, ma riguarderanno le modalità stesse del nostro vivere. Il 5G aprirà grandi opportunità organizzative per le imprese e per le pubbliche amministrazioni e permetterà di trasformare le città in smart cities dove servizi evoluti, innovazione e attenzione alle esigenze dei cittadini costituiranno gli assi portanti del nuovo sviluppo urbano. Affinché le aziende, la PA e tutti i cittadini siano consapevoli delle potenzialità del 5G e dei vantaggi che lo sviluppo delle reti di quinta generazione produrrà sul sistema-paese, è necessario puntare sull’education, in modo da diffondere sempre più cultura e competenze digitali”.
Conoscenza, competenza e formazione per sostenere “una rivoluzione che ci porterà verso una società iperconnessa. Non sarà – ha spiegato Michele Gamberini, Chief Technology and Information Office TIM – un big bang ma un’evoluzione graduale, che comporterà anche una mutamento delle competenze all’interno delle imprese”. Una rivoluzione digitale “che implica una rivoluzione culturale con nuovi modi di lavorare e nuove professionalità”.
All’incontro ha partecipato anche il sindaco di Bergamo Giorgio Gori, che ha parlato del 5G come di “un grande salto”, da una parte “in continuità con le tecnologie che già conosciamo”, dall’altra con una spinta in termini di prestazioni. “Penso alla telemedicina, che ha nel 5G un abilitatore molto rilevante. Se noi avessimo già avuto il 5G – si è chiesto Gori – gli effetti della pandemia sarebbero stati gli stessi? Penso poi alla pubblica amministrazione, all’interazione tra le macchine. Non ho dubbi che serva, ma serve presto e in modo diffuso”. Gori ha anche messo in evidenza come la nostra regolamentazione sia eccessivamente severa in termini di “emissioni, con livelli consentiti che sono di alcune grandezze più bassi della media degli altri Paesi”, con un conseguente aumento delle antenne e una minore velocità di trasmissione.
Un elemento preso in considerazione anche da Marco Gay, Presidente Confindustria Piemonte. “È urgente un confronto sulle nuove tecnologie e gli strumenti di abilitazione: il 5G non è solo trasmissione di dati, ma anche e soprattutto un mondo di servizi alle imprese e al cittadino”. Sul tema delle emissioni ha aggiunto: “Le nostre aziende sono inserite in una competizione europea e la velocità è fondamentale”. Per Marco Gay cultura, leva fiscale e filiere sono le tre direzioni su cui iniziare a lavorare in termini di implementazione del 5G.
“Il Recovery Fund? Avremo un ulteriore passaggio parlamentare ma c’è una forte impronta su formazione e digitale” ha assicurato Luca Carabetta, componente della X Commissione Attività produttive, Commercio e Turismo. “Usiamo le turbolenze di questo fase e mettiamoci intorno ad un tavolo per rilanciare il paese. Non c’è impresa innovativa senza fattore abilitante”. Dello stesso avviso Vincenza Bruno Bossio, Segretario IX Commissione Trasporti,
Poste e telecomunicazioni. “L’investimento sul 5G è fondamentale per il futuro del Paese” perché secondo Bossio permette “di superare il digital divide in Italia”. “Siamo riusciti – ha ricordato – a bloccare una serie di pregiudizi sul 5G, con mozioni e risoluzioni che andavano in senso contrario alle fake news. Con il Decreto Semplificazioni poi abbiamo dato un colpo importante. Ma dobbiamo andare oltre”. La scommessa del “Recovery Fund sta proprio in questo: dare l’indicazione su dove deve andare il Paese nei prossimi anni”. Se non continuiamo a investire sul 5G, ha avvertito Bossio, “regrediamo. Dobbiamo fare un salto di qualità sul digitale” e farne una “tecnologia di prossimità per il cittadino”.