di Giulio Pappa
Il 18 febbraio 1861 il presidente del Consiglio dei ministri, il conte Camillo Benso di Cavour, inaugura i lavori del primo Parlamento italiano riunito a Torino nel palazzo Carignano, sede della Camera dei Deputati del Regno.
Il Regno d’Italia, formalmente proclamato il 17 marzo successivo, era costituito dai territori recentemente annessi al Regno di Sardegna con la spedizione dei Mille di Garibaldi e i plebisciti tenuti sia nell’ex Regno delle Due Sicilie sia negli stati del centro Italia. Inoltre, venivano comprese le Legazioni dello Stato Pontificio delle Marche, Umbria e Romagna.
Per il completamento dell’Unità nazionale mancavano quindi il Lazio con Roma, il Veneto, Il Trentino e la Venezia Giulia con Trieste. Per avere ottenuto l’appoggio militare e diplomatico della Francia di Napoleone III, il Regno di Sardegna aveva dovuto cedere a quest’ultima, invece, il territorio della contea di Nizza, patria di Garibaldi, e la Savoia, regione storica della Casa regnante Sabauda.
Il nuovo Parlamento italiano, così come il nuovo Stato, si configurava in continuità con le istituzioni del Regno di Sardegna riorganizzato attraverso lo Statuto albertino, carta costituzionale concessa dal re Carlo Alberto e che rimarrà in vigore fino alla caduta della monarchia nel 1946. In tal modo, la nuova legislatura dell’Italia unita è l’ottava e il re Vittorio Emanuele rimane “secondo”.
La composizione del Parlamento è frutto delle elezioni del 27 gennaio – 3 febbraio 1861 alla quale avevano diritto 418.000 italiani su quasi 22 milioni di abitanti. Andarono a votare poco più della metà degli aventi diritto.
Per il primo suffragio universale maschile si dovrà attendere il 1912 e per quello femminile il 1946.