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La landa islandese dove si può lanciare un urlo liberatorio senza muoversi da casa

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La disperazione dovuta all’immobilità imposta dalla crisi sanitaria in atto e il conseguenziale lockdown, dopo quasi un anno potrebbe diventare comprensibilmente insostenibile. Uno sfogo, è evidente, serve; così l’ente per il turismo dell’Islanda ha deciso di invitare gli utenti di tutto il mondo a registrare sul proprio sito un urlo liberatorio sullo sfondo di uno scorcio paesaggistico di un’isola rimasta ancora oggi in parte selvaggia.

È tutto molto semplice, basta andare sul sito lookslikeyouneediceland.com cliccare sull’icona del microfono al centro e registrare il proprio urlo che verrà automaticamente (e virtualmente) disperso in una landa desolata dell’Islanda. “Hai passato tante cose quest’anno – si legge sulla home page del sito – e sembra che tu abbia bisogno del posto perfetto per sfogare le tue frustrazioni. Un posto grande, vasto e incontaminato. Sembra che tu abbia bisogno dell’Islanda”.

Naturalmente si tratta di una trovata pubblicitaria per convincere gli utenti, quando si potrà, a visitare l’isola, ma nel frattempo sono arrivate urla da ogni angolo del pianeta.

Il sito propone anche un tutorial gestito da Zoe Aston, terapista e consulente di salute mentale, che spiega che l’urlo è stato sperimentato negli anni ’70 come metodo per liberare le emozioni represse, pare che un bell’urlo sia in grado di rilassare quella parte del nostro cervello chiamata amigdala che si attiva quando ci sentiamo minacciati, per esempio da una pandemia mondiale. “Emettere un forte rumore in uno spazio ampio, aperto e desolato – spiega ancora la dottoressa Aston – permette alla tua amigdala di rilasciare lo stress immagazzinato”.

Come lanciare un urlo liberatorio

La terapeuta islandese poi dà anche qualche dritta su come emettere un urlo fatto proprio come si deve, prima di tutto l’efficacia dell’urlo non dipende né dal volume utilizzato né dal suono che si emette, può essere anche un respiro sussurrato, non importa. La differenza potrebbe invece farla la postura, la dottoressa suggerisce di divaricare le gambe fino a mettere in linea piedi e fianchi, piegarsi leggermente sulle ginocchia e, se l’istinto lo suggerisce, aiutare il proprio sfogo con l’uso delle mani, che possono sistemarsi sui fianchi o aiutare teatralmente l’emissione dell’urlo.

Ultimo consiglio, qualche bel respiro prima di cominciare, l’urlo deve provenire, come succede nei bambini, dalla pancia, per essere proficuo, fruttuoso e liberatorio come vogliamo e come serve al momento un po’ a tutti, deve essere anche sincero, convinto, profondo, “de core” come direbbero a Roma.

Chiaramente la dottoressa Aston mette in conto anche che i problemi causati dal momento complesso che tutto il mondo sta affrontando potrebbero anche non risolversi togliendosi il fiato con un bell’urlo, quindi specifica che questo potrebbe essere semplicemente un punto di partenza, “se hai bisogno di supporto per la salute mentale – conclude – è imperativo cercare un aiuto professionale”.

Scorrendo la carrellata di urla già registrata in questi mesi troviamo sfoghi di abitanti di Regno Unito, Stati Uniti, Germania e anche tanti italiani che hanno deciso di liberare le proprie urla nei luoghi più remoti dell’Islanda, un suono unanime che ci unisce tutti tristemente sotto un’unica triste cappa di tristezza. Chi si sofferma sul sito, una volta conclusa la seduta di auto training, mentre la gola si riposa può trovare tutto ciò che serve per affrontare un viaggio in Islanda, dai voli agli hotel, dai consigli sui campeggi ai percorsi per visitare l’isola scegliendo tra quale delle sette regioni che la compongono fa più al caso nostro; e poi ancora un aggiornamento costante della situazione del Covid nella terra islandese, tutti i festival in zona e un decalogo per tutti i turisti sulle regole basilari per viaggiare in un luogo in cui vince la natura.

Vedi: La landa islandese dove si può lanciare un urlo liberatorio senza muoversi da casa
Fonte: estero agi


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