AGI – Gli esperti internazionali dell’Oms hanno dato il via alle indagini a Wuhan sull’origine della pandemia, con la prima visita all’ospedale dove furono ricoverati i primi casi noti di Covid-19.
Dopo i 14 giorni di quarantena previsti all’ingresso in Cina, il team di esperti ha incontrato il personale medico e paramedico, e riferito le prime impressioni. La visita è stata “estremamente importante”, ha commentato su Twitter lo scienziato Peter Daszak, che sottolinea di avere avuto una “schietta discussione” sui dettagli del lavoro svolto dal personale della struttura con i primi malati di polmonite anomala che avrebbe in seguito assunto il nome di Covid-19.
Nella giornata c’è stato spazio anche per incontrare funzionari e colleghi cinesi degli scienziati internazionali: “Primo incontro faccia a faccia con i nostri colleghi”, ha scritto su Twitter la scienziata Marion Koopmans del team dell’Oms, che fa poi riferimento anche a un “dottor Wannian”, forse l’epidemiologo Liang Wannian, del team di esperti che ha guidato la risposta della Cina all’epidemia.
Il programma degli esperti dell’Oms nei 14 giorni di permanenza in territorio cinese prevederà tappe in altri ospedali, laboratori e mercati. In agenda, riferisce l’Oms, saranno incluse anche le visite al mercato Huanan, chiuso dal 1 gennaio 2020, a cui è collegato il primo focolaio di contagi, e al Wuhan Institute of Virology, al centro delle polemiche tra Cina e Stati Uniti, a maggio scorso, per il sospetto che il coronavirus potesse essere uscito dal laboratorio dove compie i suoi studi sui pipistrelli la virologa “bat-woman” Shi Zhengli.
Le indagini vertono sui due filoni principali legati agli animali – da cui il virus avrebbe fatto il salto di specie – e agli esseri umani, ma il calendario degli incontri rimane opaco. La missione è stata preceduta da un lungo negoziato con l’agenzia sanitaria dell’Onu e da intoppi, poi risolti, che hanno irritato lo stesso segretario generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus.
Il viaggio degli scienziati internazionali è stato accompagnato anche dalle polemiche, soprattutto con gli Stati Uniti: giovedì, la Cina ha avvertito gli Stati Uniti di non politicizzare la pandemia, dopo che la portavoce della Casa Bianca, Jen Psaki, aveva chiesto agli esperti dell’Oms giunti a Wuhan di “andare a fondo” nella ricerca sulla diffusione del virus.
Le indagini dell’Oms a Wuhan sono politicamente molto sensibili per la Cina, che oggi ha tenuto a precisare di considerarle come “parte di uno studio globale, non un’indagine”. In ogni caso, le ricerche dovranno prendere in considerazione anche altri Paesi, per Pechino, che cita spesso studi in base ai quali casi di Covid-19 si sono manifestati all’estero contemporaneamente al focolaio di Wuhan, o addirittura prima.
La Cina è stata spesso sospettata di avere gestito male la fase iniziale dell’epidemia, e di avere concentrato l’attenzione sulla risposta alla diffusione del virus. Da Pechino sono poi stati più volte ripresi i sospetti che il virus potesse essersi originato altrove, ed essere entrato successivamente in Cina, per esempio attraverso le importazioni di prodotti surgelati, ma non solo: gli ultimi dubbi sollevati dalla Cina prendono in considerazione la chiusura del laboratorio militare di Fort Detrick, negli Stati Uniti, a luglio 2019.
Per il momento, “tutte le ipotesi sono sul tavolo”, è la posizione dell’Oms, ma la missione costituisce un banco di prova anche nel rapporto con l’agenzia dell’Onu: ieri, nel corso di un colloquio telefonico tra il direttore della Commissione Nazionale per la Sanità cinese, Ma Xiaowei, il segretario generale dell’Oms ha ringraziato la Cina per la “schietta discussione” sull’origine della pandemia, sottolineando di avere chiesto per il team di scienziati giunti a Wuhan “sostegno, accesso e dati e la possibilità di relazionarsi appieno con le controparti cinesi”.
Vedi: Missione Oms in Cina, prima tappa all'ospedale 'zero' di Wuhan
Fonte: estero agi