di Anthos
Mercoledì o giovedì della settimana prossima dovrebbe essere convocato il Consiglio dei ministri per approvare la bozza definitiva del Recovery Plan da trasmettere al Parlamento. Ma la maggioranza di governo è una maionese impazzita, e man mano che passano le ore e poi i giorni la situazione si ingarbuglia sempre di più.
Dopo il vertice di maggioranza tenuto ieri sera a Palazzo Chigi, il Presidente del Consiglio Conte ha affermato che “Tutti i contributi delle varie forze politiche sono serviti a migliorare l’attuale bozza di lavoro del Recovery Plan. Abbiamo rafforzato ancor di più il piano degli investimenti senza abbandonare gli incentivi, che pure tornano utili. Intendiamo puntare ancora più decisamente sulle donne, sui giovani e sul Sud”. “Non abbiamo potuto accogliere tutte le richieste di ciascuna forza politica, dobbiamo sempre tener conto dell’equilibrio complessivo. Ma – ha concluso Conte – ciascuna forza può riconoscere l’incidenza delle proprie proposte nella nuova bozza e apprezzare i significativi passi avanti compiuti”.
I renziani però non mollano, dopo il vertice Italia viva ha ribadito la sua linea: “Basta perdere tempo, sul Recovery fund bisogna accelerare, presentare il piano almeno 24 ore prima del consiglio dei Ministri”.
“Evitassero di convocarmi”, ha detto la ministra Bellanova in una intervista al Messaggero, se non avremo con congruo anticipo il testo completo, “non una sintesi di 13 pagine”. La declinazione dei verbi lascia a desiderare, ma il concetto è chiaro e la tensione nella maggioranza è alle stelle.
Nella giornata di domani, domenica, Renzi dovrebbe riunire i suoi parlamentari per fare il punto sulla situazione politica, ripetendo il refrain che ormai si trascina da settimane: se Conte “vuole i nostri voti deve ascoltarci sennò restituiamo le poltrone”.
Il presidente del Consiglio e il ministro dell’Economia si aspettavano da Italia viva, se non un via libera, almeno un’indicazione di massima sulle modifiche richieste dai renziani al Recovery plan sintetizzato in tredici pagine inviate ieri ai partiti. Si sono trovati davanti un muro: “Abbiamo perso troppo tempo, fateci avere il testo”. A questa dura replica ha provato a replicare Gualtieri: “Avrete i dettagli prima del Consiglio dei ministri. Se avessi portato un documento concreto senza concordare con voi le linee strategiche mi avreste attaccato anche su questo”, si è giustificato il ministro.
A Palazzo la convinzione è diffusa: Conte si è fatto i conti e ha capito di avere in mano una pattuglia di responsabili sufficiente a sostituire i renziani e vuole tentare il tutto per tutto in aula, tentando di infilarsi nell’unico spiraglio che ormai gli è rimasto per evitare le dimissioni. Ma il sentiero è pericolosissimo. Non è sfuggito che nel vertice di ieri sera a Palazzo Chigi per il Pd non fossero presenti né Graziano Delrio né Andrea Marcucci, i due capigruppo che sovente danno voce alle posizioni più critiche nel partito nei confronti del capo del governo.
Tuttavia Giuseppe Conte continua nella sua opera di mediazione. Fonti della maggioranza fanno sapere che durante il vertice sul Recovery il Presidente del Consiglio ha proposto dei tavoli per discutere e approfondire nei prossimi giorni il tema delle riforme, allo scopo di definire una lista di priorità per la parte restante della legislatura.
Dal capodelegazione del M5S, Alfonso Bonafede, e da Loredana De Petris di LEU sono venuti riscontri assai positivi sulla trattativa. Dal canto suo Andrea Orlando ha espresso soddisfazione per l’incremento della spesa sociale. Anche il PD auspica che la verifica politica non travolga il lavoro ottimo che i ministri hanno fatto sul Piano.
Intanto il responsabile economico di Forza Italia, Renato Brunetta, dalle colonne del Corriere della Sera insiste nel chiedere che le Camere esaminino il Recovery plan, lo discutano, lo “riscrivano migliorandolo assieme”, e che alla fine dell’iter si verifichi “se esiste una nuova maggioranza con la quale si può dare un governo al Paese o se è necessario tornare al voto. Perché l’Italia non merita una maggioranza sbrindellata, ricattata, tenuta assieme solo per sete di potere. Brunetta si augura che finisca “la stucchevole partita a poker tra Renzi e Conte” e che “tutte le forze politiche” partecipino alla definizione del piano.