AGI – “Se si tengono aperti i ristoranti fino alle 18, significa che l’80 se non l’85% del fatturato è perso. Ma essendo aperti, ristori o sovvenzioni non sono previsti. Settore in ginocchio. È una catastrofe. Un effetto domino. Chi s’è riempito la bocca con le eccellenze gastronomiche italiane, adesso se n’è dimenticato. Perché, al fondo, non capisce l’artigianato né l’agricoltura che sono invece la struttura portante della nostra economia”.
A parlare è Daniele Cernilli, giornalista e ideatore dei “Tre bicchieri”, metro di valutazione della qualità dei vini secondo il Gambero Rosso, curatore per molti anni della stessa Guida, vice e poi direttore del mensile, al secolo “Doctor Wine”, titolare dell’omonimo sito di critica enologica e di una guida di successo con questo marchio. Dice Cernilli: “Con l’HoReCa ferma (acronimo di Hotellerie-Restaurant-Café o Catering che dir si voglia, ndr), tutti coloro che si sono affidati all’HoReCa come punto di riferimento sono oggi distrutti. E nella maggior parte dei casi sono piccoli e medi produttori che non possono sostenere il peso e gli oneri della grande distribuzione”, sottolinea Cernilli.
Eppure per il mondo del Wine è stata una vendemmia eccellente quella 2020, come certificato anche dalla ministra per le Politiche agricole Teresa Bellanova. Ma per i consumi è il semestre peggiore di sempre: gli scambi complessivi di vino hanno fatto registrare un calo pari al 15,2% per una perdita di circa 1,4 miliardi di euro rispetto allo stesso semestre di un anno fa.
L’andamento peggiore è quello delle bollicine: -28,8%, secondo i dati dell’Osservatorio Vinitaly-Nomisma diffusi a metà ottobre. Tendenza più o meno confermata lo scorso 14 dicembre dall’analisi dell’Osservatorio Unione italiana Vini (Uiv) e da Ismea con un trend di contrazione a valore del 9% tra domanda interna ed estera. Crollano i top di gamma, come lo Champagne in favore di prodotti più accessibili. In sintesi, secondo Uiv”. A fronteggiare le cadute e le chiusure forzate dell’HoReCa, saranno pertanto la Grande distribuzione organizzata e off-trade, che aiuteranno a tenere a galla un mercato del fuori casa attualmente in semi-lockdown.
“Questo è il momento dell’e-commerce in tutti i sensi e per tutti i prodotti”, dichiara Marina Cvetic, titolare delle abruzzesi Tenute Agricole Masciarelli, marchio che esporta in tutto il mondo ma che al momento vive una fase di sospensione: “Si vende solo online con delivery a casa. Il resto va a singhiozzo”, dice Cvetic, a cui il marito Gianni, scomparso nel 2008, aveva dedicato un vino di successo.
“Nessuno fa budget o promesse, perché sa che non le può mantenere. Il mondo reale è sospeso fino a… Ma a quale data? Non si sa. Chi dice aprile, chi giugno. L’Abruzzo oggi è rosso, ieri era arancione. Un caos, al quale non sono estranei i governatori, che ci condiziona”, riassume Cvetic.
“Le cantine oggi sono piene di vino”, analizza Daniele Cernilli. “E finché si tratta di Barolo, Barbaresco o Brunello di Montalcino, vini che possono restare lì a invecchiare, va tutto bene, ma se si deve fare Moscato d’Asti, o lo si vende adesso o non lo si vende più e rimane in capo alle aziende che l’hanno prodotto”. Ci sono poi problemi veri di spazio e di stoccaggio con cui fare i conti. “Un vino bianco del 2019 non tutti sono disposti a comprarlo”, rileva Cernili: “Quindi che ci fai? Una distillazione a 10 euro al litro…?”
Cantine piene, prezzi in caduta? Alla domanda precisa Marina Cvetic, titolare delle Tenute Masciarelli, risponde che “un crollo dei prezzi significherebbe una svendita dei prodotti e, di conseguenza, anche del brand italiano, situazione che va evitata”. Quindi, racconta, in un confronto aperto tra la ministra Bellanova e le associazioni di categoria “si è arrivati ad un accordo per cercare di finanziare in qualche modo l’eccedenza ipotetica sia di campagna sia di cantina”.
Cosa significa di preciso? Ai produttori Bellanova ha garantito che se mandano il vino in distilleria per fare alcol, viene rimborsato loro un tot. Commenta Cvetic: “Vini vecchi, di 5 anni fa, sono stati mandati in distilleria per diventare alcol, ciò che ha contribuito a svuotare un po’ le cantine, almeno per un 20%. E anche il prezzo dell’alcol è così sceso un po’”.
La ministra ha anche consigliato i produttori di produrre un 10-20% in meno per settembre-ottobre di quel che normalmente viene prodotto, promettendo loro di sovvenzionare un tot per quintale sulla base di un prospetto preventivo. “Che equivale a una sorta di rimborso spese”, precisa Cvetic. “E questo ha permesso di tutelare il brand Italia, l’agricoltura e la svendita dei prezzi”, spiega.
“Le stime sulle vendite in Italia e all’estero in questa congiuntura – osserva Paolo Castelletti, segretario generale Unione italiana vini – premiano la maggiore versatilità di gamma delle bollicine italiane, in grado di reagire con più elasticità alle dinamiche di mercato, però – aggiunge – occorre ricordare come a fronte di una sostanziale tenuta dei volumi, anche i nostri sparkling (scintillanti) stiano pagando un caro prezzo sulla partita valore, all’estero come in Italia”.
Castelletti invita a “monitorare” un fenomeno ascrivibile sia “al minor potere d’acquisto dei consumatori e a un conseguente effetto sostituzione”, sia “a inaccettabili condotte speculative riscontrate lungo le catene commerciali off e online”.
“Solo i grandi marchi forse riescono a cavarsela – osserva Daniele Cernilli – ma piccoli produttori, negozi di vicinato e piccola produzione locale, anche di altissima qualità, se non c’è la ristorazione aperta e non c’è più il turismo non esistono”. “Il mondo del vino è molto dinamico e non si siede sugli allori”, dice con orgoglio Marina Cvetic. “Tutti faticano e cercano di creare delle opportunità di business. Si sa che fino ad aprile bisogna tenere duro e poi dovrebbe ripartire il mercato”.
“Il vino continua a viaggiare, rispetto ai prodotti più deperibili. Certo, ci sono dei vini più o meno deperibili”, sottolinea Cernilli, “ma il problema è che tutto il circuito di questo mondo è bloccato. E quando finiranno cassa integrazione e sostegni vari ci saranno milioni di persone senza lavoro”.
Fonte: economia agi