di Ettore Minniti
Nell’ambito dell’emergenza Covid-19 sono state introdotte disposizioni volte a potenziare le risorse umane e strumentali a disposizione dei servizi sanitari delle Forze armate, fortemente impegnate nel contrastare l’emergenza sanitaria connessa al diffondersi del virus, sia con il decreto cosiddetto “Cura Italia” sia con il decreto “Ristori”.
La Commissione Difesa della Camera ha inoltre approvato una risoluzione volta sia alla salvaguardia e alla tutela della salute del personale militare e civile della difesa, che al miglioramento delle prestazioni della sanità militare.
La lotta alla pandemia passa (ancora una volta) dalla Difesa.
Il contributo delle Forze armate è stato rilevante sin dall’inizio della pandemia, incrementato poi ulteriormente con gli sviluppi della seconda ondata. Sin dall’inizio dell’emergenza, infatti, il Comando logistico dell’Esercito è stato incaricato della “identificazione e gestione delle risorse umane e materiali da mettere in campo nel contrasto alla pandemia”. L’impegno è stato portato avanti in parallelo al processo di revisione della governance della Sanità militare, come si apprende dal sito Istituzionale.
Ci si chiede che cosa debba intendersi per sanità militare. La definizione“Servizio sanitario militare” si riferisce al complesso dell’organizzazione sanitaria delle Forze armate del Paese.
Secondo il Codice ordinamento militare essa è un sistema di strutture e servizi che deve assicurare prioritariamente il complesso delle attività che concorrono a garantire l’efficienza psicofisica del personale militare e civile della Difesa.
La Sanità militare ha infatti il compito primario di assicurare l’assistenza sanitaria in operazioni e in addestramento, sia all’interno che al di fuori del territorio nazionale, nonché, in secondo luogo, di concorrere all’assistenza e al soccorso della collettività nazionale e internazionale nei casi di pubbliche calamità.
Essa agisce attraverso i servizi sanitari di ciascuna delle Forze armate e dell’Arma dei carabinieri che, nel loro insieme, ma con le rispettive specificità, costituiscono il Servizio sanitario militare.
La sanità militare costituisce un settore di centrale interesse per la Difesa e tale servizio va erogato ad un bacino di potenziali utenti (personale in servizio e in congedo di Esercito, Marina, Aeronautica, Arma dei Carabinieri, Guardia di Finanza, dipendenti civili della Difesa e loro familiari) stimabile, secondo la Corte dei Conti, in almeno di 400.000 unità.
Il Servizio ha dato un grande contributo nella lotta alla pandemia sin dall’operazione interforze che consentì il rientro in Italia dei connazionali provenienti dalla megalopoli cinese di Wuhan, che fu il primo teatro dell’esplosione della pandemia.
Già in quelle settimane si attivò presso il Centro Sportivo Olimpico dell’Esercito, nella città militare della Cecchignola in Roma, una struttura dedicata alla quarantena, poi divenuta di riferimento nella rete messa in piedi dall’Istituto Spallanzani “quale struttura dedicata anche alla sorveglianza sanitaria di civili e militari positivi asintomatici”. Inoltre, dal Policlinico del Celio al Centro ospedaliero militare di Milano, fino all’ospedale militare di Piacenza, allestito dal 22 marzo, la struttura ha consentito di decongestionare l’ospedalità civile alleviandone la forte pressione.
Per questo, la Forza armata ha individuato ed allestito una serie di strutture di isolamento cautelativo controllato dedicate alla quarantena e isolamento, con una capacità recettiva di 3.250 posti.
Con la recrudescenza dell’emergenza pandemica, l’organizzazione militare ha trovato pieno coinvolgimento il 21 ottobre, quando il ministro della Difesa ha disposto l’avvio dell’Operazione Igea per la realizzazione di Drive Through (i percorsi per praticare i tamponi in auto) in supporto ai sistemi sanitari nazionale e regionali.
In tale ambito, la Difesa ha previsto l’attivazione di 200 postazioni, di cui 139 gestite dall’Esercito, delle quali ad oggi 105 sono già operanti sul territorio nazionale. Tali strutture consentono di effettuare circa 400 tamponi al giorno per la sola parte relativa al personale della Difesa.
Non solo terremoti, inondazioni, soccorsi alla popolazione in occasione di calamità, oggi più che mai la Sanità Militare funziona a difesa della popolazione inerme e sofferente e di questo i cittadini contribuenti sono grati alle forze armate italiane.