AGI – Il Covid ha svuotato di turisti le strade di Roma, e con essi i moltissimi appartamenti trasformati dai loro proprietari in Airbnb. E, scoppiata la bolla, sono in molti coloro che si vedono costretti a vendere la casa o l’attività per spegnere il mutuo e sanare il debito. E’ la fotografia del business degli affitti brevi nella capitale scattata dal Financial Times, che parla di un vero e proprio crollo dopo anni di crescita esponenziale. Oltre 15 milioni di persone visitano ogni anno la città eterna e negli ultimi anni, molte di queste hanno preferito l’Airbnb all’albergo. Perché? Principalmente perché si tratta di sistemazioni più economiche pur essendo collocate in ottime posizioni, spesso centralissime. Ma c’è anche chi ne apprezza l’ambiente più intimo e casalingo.
Tra gli Airbnb della capitale, racconta il FT, c’è anche quello di Tommaso Pediconi, che più di 10 anni fa, poco più che ventenne, decise di trasformare casa dei suoi genitori nel Ghetto ebraico, in un b&b. Anzi, un Airbnb. Allora era uno dei pochi a farlo in quel quartiere. Gli affari sono sempre andati a gonfie vele, fino a quest’anno. Le prenotazioni della stagione autunnale sono state tutte cancellate e Pediconi ha dovuto tirar fuori di tasca propria molti soldi per i rimborsi.
E come lui anche gli altri host – i proprietari di Airbnb – si sono ritrovati con l’agenda delle prenotazioni bianca e i letti intatti. Al punto che molti di loro stanno cercando di riconvertire l’appartamento in affitti lunghi, magari di durata pluriennale. Ma non è semplice. E il guadagno è minore: un appartamento in pieno centro che prima della pandemia veniva dato in affitto per 2.000 euro al mese oggi si da via anche a 900 euro, spiegano gli agenti immobiliari al Financial Times.
Nel 2018 Roma è stata la sesta città al mondo per numero totale di notti prenotate su Airbnb, dopo sole Londra e Parigi in Europa. Quell’anno, il colosso degli affitti brevi aveva dichiarato di aver contribuito con quasi 1 miliardo di euro all’economia romana attraverso le prenotazioni e le spese effettuate dai suoi utenti. Ma questo era due anni fa. Quest’anno le prenotazioni sulla piattaforma sono crollate fino al 75% durante il periodo più cupo della crisi pandemica, costringendo la società a operare un profondo taglio di costi e riducendo il personale del 25% lo scorso maggio.
Aria di crisi? Non proprio: le finanze del colosso che decollano dopo il debutto record di due giorni fa a Wall Street. Airbnb ha, infatti, chiuso la sua prima seduta con un balzo del 112% a 144 dollari, più del doppio rispetto ai 68 dollari fissati prima dell’Ipo. La società ha venduto circa 52 milioni di azioni mercoledì prima dell’Ipo – vendute tra i 90 e i 95 dollari – raccogliendo 3,5 miliardi di dollari nella sua offerta pubblica iniziale. La valutazione della società adesso supera i 100 miliardi di dollari.
Vedi: Il Covid fa crollare il business degli Airbnb di Roma
Fonte: cronaca agi