AGI – “Never, never, never give up”, diceva Winston Churchill che Donald Trump ama tanto citare. “Continueremo la buona battaglia e penso che alla fine prevarremo“, cinguetta il presidente americano, annunciando di aver raccomandato al capo dell’agenzia federale GSA (General Services Administration) “di fare quello che deve essere fatto” per il passaggio di consegne a Joe Biden.
Sì all’avvio della transizione dunque, ma no al riconoscere la vittoria del rivale, come tiene a precisare “The Donald”. “Il Gsa ha apparentemente certificato come vincitori il presidente eletto Joe Biden e la vice presidente eletta Kamala Harris, fornendo all’amministrazione entrante le risorse e il sostegno necessari per portare avanti un morbido e pacifico trasferimento del potere”, è la diversa lettura del team di Biden che ora potrà avere accesso a briefing classificati, incontrare funzionari del governo, coordinare le risposte alla pandemia anche visionando i piani per la distribuzione del vaccino nell’ambito della trumpiana Operazione Warp Speed.
Il disco verde del GSA è stato comunicato con una lettera inviata a Biden dall’amministratrice Emily Murphy, che Trump ha scelto nel 2017 e che ha definito vittima di “abusi”, “molestie” e “ricatti” da parte dei dem perché riconoscesse la vittoria dell’ex numero due di Barack Obama.
“Prendo questo ruolo molto sul serio e alla luce degli sviluppi recenti riguardanti battaglie legali e certificazione dei risultati dell’elezione, trasmetto oggi questa lettera per rendere queste risorse e servizi disponibili”, scrive Murphy, dopo che il Michigan ha confermato la vittoria di Biden nello Stato.
(Da in alto a sinistra, Liberia Linda Thomas-Greenfield, Janet Yellen, Avril Haines, Alejandro Mayorkas, Antony Blinkene John Kerry (foto Afp/Getty Images North America)
“Contrariamente a quanto riportato o insinuato dai media, la mia decisione non è stata presa per paura o faziosità”, aggiunge, negando di aver subito pressioni politiche. Il ‘Presidential Transition Act’ del 1963, la legge sulla fase di transizione, non prevede alcun termine per la certificazione del risultato elettorale da parte del GSA, come la stessa Murphy tiene a sottolineare. I media hanno attribuito la vittoria a Biden il 7 novembre ma non sarà ufficiale fino a quando saranno i grandi elettori a decretarla, quando voteranno, il prossimo 14 dicembre.
La svolta (a modo suo) di Trump è arrivata nel giorno in cui Biden ha riempito caselle chiave del nuovo governo (tra annunci ufficiali e anticipazioni di stampa) con tanti veterani dell’era Obama, tante prime volte e il prospettato ritorno ad una diplomazia più tradizionale per gli Usa.
L’ex presidente della Federal Reserve Janet Yellen al Tesoro, il suo “alter ego” Antony Blinken al dipartimento di Stato, l’ex capo della diplomazia Usa John Kerry primo zar per il clima della storia americana, Alejandro Mayorkas alla Sicurezza Nazionale, Avril Haines a capo degli 007, Jake Sullivan advisor per la sicurezza nazionale e Linda Thomas-Green rappresentante all’Onu.
“Non abbiamo tempo da perdere quando si tratta della nostra sicurezza nazionale e della politica estera”, spiega Biden, “ho bisogno di una squadra pronta dal primo giorno, in grado di aiutarmi e reclamare il posto dell’America a capo tavola, alla guida del mondo per affrontare le sfide più grandi, per sostenere la nostra sicurezza, la prosperità e i nostri valori”.
Se le nomine saranno confermate dal Senato, e non è affatto scontato visto che la maggioranza potrebbe restare repubblicana (non lo sapremo prima dei ballottaggi del 5 gennaio), Yellen farà la storia come primo ministro del Tesoro donna, così come Haines sarà la prima donna Direttore della National Intelligence (DNI).
Yellen, 74 anni, aveva già rotto il soffitto di cristallo come prima donna a guidare la Fed: era stata confermata con consenso bipartisan nel 2014. Biden ha anche scelto il primo latino come ministro della Sicurezza Nazionale, con il cubano-americano Mayorkas.
L’ex vice presidente tiene a sottolineare che si tratta di persone tutte “testate” durante le crisi, con un’esperienza senza uguali ma anche “innovative”. Il ruolo del veterano Kerry conferma l’intenzione di riportare Washington nell’accordo internazionale sul clima di Parigi dal quale Trump ha deciso sfilare gli Usa.
Il 43enne Sullivan sarebbe il più giovane consigliere per la Sicurezza nazionale dai tempi dell’amministrazione Eisenhower. Biden ha escluso che i repubblicani possano bocciare le sue scelte. “State scherzando?”, ha risposto quando gli è stato chiesto se temeva potessero venire respinte.
Secondo Axios, alcuni democratici starebbero valutando di offrire in pasto ai repubblicani un ‘agnello sacrificale’, ovvero una nomina da fargli bocciare per ottenere la conferma delle altre. “Questo consentirebbe ai repubblicani di sventolare il loro potere, rendendo più accettabili le altre nomine”, scrive Axios.
Per quanto stravagante e poco Biden-style possa sembrare, è la storia a insegnare che almeno una nomina viene sempre bocciata. Nel caso di Trump, ad esempio, è toccato ad Andy Puzder che era stato scelto come segretario al Lavoro. Ad Obama negarono la conferma di Tom Daschie e a George W. Bush quella di Linda Chavez.
Vedi: America2020: è partita la transizione e una bocciatura ci sarà
Fonte: estero agi