AGI – Non proprio l’avvio di una concreta collaborazione tra governo e opposizioni, più volte invocata dal Capo dello Stato. Ma certo maggioranza e centrodestra, almeno per oggi, aprono i primi spiragli di un possibile dialogo su come affrontare l’emergenza coronavirus.
Il segnale che qualcosa potrebbe cambiare nei rapporti finora tesissimi tra opposizioni ed esecutivo, e quindi anche con la maggioranza che lo sostiene, arriva nel primo pomeriggio, quando inizia a circolare a Montecitorio la notizia che il centrodestra sta valutando l’astensione sulla risoluzione di maggioranza sulle comunicazioni del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, che ha illustrato in Aula le nuove misure restrittive che saranno contenute nel prossimo Dpcm.
“Se voteremo contro le risoluzioni proposte oggi da Conte sia alla Camera che al Senato? Vedremo. Sull’operato del governo voteremo certamente contro, sul resto stiamo valutando. La nostra posizione è favorevole all’astensione su alcuni temi”, conferma Antonio Tajani. E Giorgia Meloni rimanda la ‘palla’ nel campo giallorosso: “Se l’appello alla collaborazione” del premier “è reale, lo vedremo da come Pd e M5s voteranno sulle proposte di buonsenso che il centrodestra ha messo nero su bianco: per noi infatti l’unica collaborazione possibile avviene in Parlamento”.
La conferma di un clima diverso, o meglio che si stanno mettendo in campo prove tecniche di dialogo, si ha poco dopo, quando il governo, con il ministro per i rapporti con il Parlamento Federico D’Incà, annuncia che su cinque punti della risoluzione unitaria del centrodestra l’esecutivo si “rimette all’Aula”, per poi correggere il parere, cambiandolo in “favorevole” su 4 punti (tutti relativi alle categorie ‘fragili’ da tutelare e aiutare).
Alla fine, il centrodestra si astiene su 10 degli 11 impegni contenuti nel testo della maggioranza, salvo votare contro la richiesta di misure differenziate, anche automatiche, a seconda delle diverse criticità dei territori. Forza Italia, FdI e Lega si astengono anche sull’ultimo impegno, relativo al Mes (si prenda una decisione sul Fondo solo dopo un dibattito in Parlamento e un piano dettagliato del governo).
Un voto che fa ben sperare i dem: “Importanti segnali di collaborazione alla Camera. Bene questa prima convergenza politica che da tempo auspichiamo. Perchè la lotta al Covid si vincerà insieme, dalla stessa parte. Possiamo salvare l’Italia e il suo futuro se saremo capaci di resistere, combattere e agire uniti”, commenta infatti il segretario Nicola Zingaretti. E Emanuele Fiano osserva: “Inizio di condivisione parlamentare”.
Del resto in Aula, in dichiarazione di voto, il capogruppo Graziano Delrio non aveva mancato di esortare il governo, e il presidente Conte in persona – presente nell’emiciclo durante tutto il dibattito successivo al suo intervento – a “rilanciare alle opposizioni un invito a collaborare, bisogna unire gli sforzi di tutti e mettere da parte le partigianerie, come ha detto Mattarella. Certamente qualcosa non ha funzionato da parte nostra, troviamo modi e strumenti più utili”.
La necessità di un dialogo vero con le opposizioni è stata ribadita un pò da tutte le forze di maggioranza, seppur con toni differenti. Italia viva, con il presidente Ettore Rosato, si è rivolta sia al governo che alle opposizioni, lanciando un “appello a rimboccarsi tutti le maniche: chi ha responsabilità di governo costruisca le condizioni per una larga condivisione. Le opposizioni non sprechino l’occasione di lavorare insieme”.
Sulla stessa lunghezza d’onda M5s che, in quanto “forza responsabile”, sottolinea il capogruppo Davide Crippa, “vuole tendere la mano anche a coloro che hanno pronunciato parole pesanti in Parlamento”. Per il pentastellato “occorre essere uniti e compatti per uscire” dall’emergenza.
Un clima diverso si registra nel pomeriggio anche al Senato: Conte “sia aperto nel rapporto con le opposizioni, faccia vedere al Paese che sta ricercando con costanza e buona volontà di coinvolgerle nella lotta al virus, chiami lui stesso i leader dell’opposizione, li incontri e li senta”, esorta ad esempio il dem Luigi Zanda.
Lo stesso presidente del Consiglio, nell’intervento in Aula, ha definito “fondamentale l’interlocuzione con il Parlamento“, rinnovando la proposta di dialogo, che “resta immutata e non mira ad una confusione dei ruoli”.
Gli spiragli di un possibile dialogo per gestire la seconda ondata del virus, tuttavia, non fanno venir meno le dure critiche del centrodestra all’operato del governo. Lega, FdI e Forza Italia chiedono all’esecutivo un “cambio radicale di strategia“, imputano all’esecutivo “ritardi su ritardi” e spingono affinchè si faccia di tutto per “scongiurare un nuovo lockdown“.
FdI, con Tommaso Foti avverte: “Noi non vogliamo scegliere tra i morti di Covid e i morti di economia. Conte sappia che per quanto ci riguarda non ci sono attività sacrificabili”. Non meno dura l’azzurra Mariastella Gelmini: “Presidente lei chiede una cabina di regia. Noi questa sua richiesta l’abbiamo vista come un tentativo tardivo non di condividere le proposte, non di accogliere gli spunti dell’opposizione, ma come il tentativo di instaurare una corresponsabilità rispetto ai vostri errori”. E la Lega attacca sulle priorità: “Come si permette presidente di anteporre il bene della salute al diritto al lavoro?”, incalza in Aula Claudio Borghi.
Vedi: Primi spiragli di dialogo tra governo e centrodestra
Fonte: politica agi