AGI – Stretta di mano bandita nel primo confronto in tv tra Donald Trump e Joe Biden. Sono i tempi del coronavirus, dunque nessun contatto. Neanche con il giornalista Chris Wallace che questa sera a Cleveland, nell’Ohio, avrà il compito di moderare il duello. Decisione della Commissione per i dibattiti presidenziali (CPD), forse con un eccesso di zelo, considerando che i due si detestano e dunque anche senza Covid il saluto non ci sarebbe stato. Se la formalizzazione del divieto rompe con mezzo secolo di tradizione, “The Donald” aveva anticipato i tempi nel 2016 quando si rifiutò di stringere la mano alla candidata democratica alla presidenza Hillary Clinton. Il sipario si alza alle 21:00, le 3 di notte in Italia. Biden si presenta all’appuntamento con 6,8 punti di vantaggio nella media dei sondaggi di Real Clear Politcs. Secondo Hill-Harris l’8% è ancora indeciso, un punto in più rispetto al mese scorso, l’ex numero due di Barack Obama è avanti di 5 punti.
Sarà uno scontro senza esclusione di colpi. Il contesto è rovente: lo scoop del New York Times ha rivelato che Trump non ha pagato le tasse per un decennio dichiarando perdite, mentre infuria la battaglia sulla nomina Amy Coney Barrett alla Corte Suprema al posto dell’icona liberal Ruth Bader Ginsburg.
Il primo duello in tv è l’evento politico più atteso dell’anno. E’ l’unico dei tre in calendario che può fare veramente la differenza con gli elettori indecisi. E la penuria di comizi a causa del Covid-19 lo rende ancora più sensazionale. Per il prossimo round, il 15 ottobre, a due settimane dell’Election Day, la maggioranza degli americani avrà già votato e i giochi saranno praticamente quasi fatti. Al 26 settembre, risultano oltre 860 mila gli elettori che hanno già espresso la loro preferenza (sono le stime di U.S. Election Project, diretto dal professore Michael McDonald dell’Università della Florida) erano meno di 10 mila a questo punto della corsa nel 2016.
La commissione per i dibattiti presidenziali, che è un organismo bipartisan, ha stabilito che una volta sul palco i due contendenti non dovranno più indossare la mascherina. Per l’audience sul posto, molto limitata a causa della pandemia, sono previste una serie di misure di sicurezza, compreso il test sul Covid anche per i giornalisti.
“Una volta saliti sul palco, il presidente Trump si posizionerà sul lato destro (guardando il pubblico) e l’ex vice presidente sul lato sinistro”, spiega ai cronisti durante la ‘preview’ sul dibattito odierno Peter Eyre, senior adviser della CPD. I due sfidanti resteranno in piedi per tutto il tempo (90 minuti) mentre Wallace sarà seduto dietro una scrivania di fronte a loro. Non sono previste dichiarazioni iniziali, la prima domanda sarà per il presidente in carica. Sei gli argomenti previsti, da affrontare in altrettanti blocchi da 15 minuti ciascuno. I temi sono stati scelti dal moderatore: la faida sulla Corte Suprema, la pandemia, l’economia, le proteste e la violenza, l’integrità del processo elettorale. Ciascun candidato avrà due minuti per rispondere alle domande e l’opportunità di controbattere. “Come sempre solo i moderatori selezionano le domande che i candidati, le campagne e la Commissione non conoscono – precisa Eyre – e decideranno loro se estendere i relativi segmenti, concedendo lo stesso tempo ad entrambi gli sfidanti”.
È il Super Bowl della politica, può bastare un gesto o una parola a trasformare una buona prova in un disastro, compromettendo l’immagine del candidato meticolosamente costruita. Nel 2016, Trump si piazzò dietro Hillary riuscendo a farla apparire ‘piccola’, anche se le risposte dell’ex first lady erano state sicuramente le più acute.
È entrata nella storia la gaffe di George H.W. Bush che guardò l’orologio durante il dibattito contro il dem Bill Clinton e l’indipendente Ross Perot nel 1992, dando l’impressione di uno che ritiene di perdere tempo. Ronald Reagan mise nell’angolo Jimmy Carter nel 1980 chiedendo agli elettori, nel bel mezzo di una crisi economica, se stavano meglio quattro di quattro anni prima. Lo stesso Biden è stato messo in difficoltà durante le primarie da Kamala Harris, ora sua candidata vice, quando è stato accusato di essere un segregazionista per aver votato contro i finanziamenti per gli scuolabus per i bimbi di colore nei distretti abitati in prevalenza da bianchi.
L’ex vice presidente questa sera dovrà stare attento a non apparire confuso o insicuro e a non esagerare con il politicamente corretto, come quando durante le primarie si fermava all’improvviso, da solo, segnalando che il suo tempo era scaduto. Trump, imbattibile nei soliloqui e insofferente al contraddittorio, dovrà riuscire a non farsi beccare impreparato.
Chris Wallace, anchor di “Fox News Sunday”, mostro sacro del giornalismo televisivo Usa, è l’unico grande ritorno come conduttore ai dibattiti presidenziali. Aveva moderato il terzo confronto tra Trump e Hillary nel 2016, quello della mancata stretta di mano, seguito da 84 milioni di persone. “Il mio lavoro è quello di essere il più invisibile possibile… cercherò di farli concentrare sulle questioni chiave per dare alla gente a casa il senso del perché preferisce votare per uno anziché per l’altro”.
Wallace lavora per Fox, il network prediletto dal tycoon, ma vanta l’abilità di irritare esponenti di tutte le parti politiche. Lo dimostrano gli attacchi bipartisan ricevuti quando è stato annunciato il suo nome. I liberal lo hanno accusato di aver scelto tra i temi due cavalli di battaglia di Trump: proteste violente contro il razzismo e integrità delle elezioni. Anche il presidente lo ha contestato definendolo “ostaggio della sinistra radicale”. Wallace viene da una famiglia di giornalisti. Suo padre, Mike Wallace, ha contribuito a lanciare la leggendaria trasmissione “60 Minutes” di Cbs che ha condotto per 40 anni. Padre e figlio avevano un rapporto complicato e il culmine è stato raggiunto quando il comico Chris Rock non si è presentato all’intervista fissata con Chris preferendogli il padre Mike. Trump, ovviamente, non ha perso l’occasione per infierire, dicendo che Chris “non sarà mai come suo padre” e non è da escludere che lo faccia di nuovo.
Il patrigno di Chris Wallace era Bill Leonard, executive di Cbs che ha pure diretto dal 1979 al 1982. È stato quest’ultimo ad offrire a Chris il suo primo lavoro, a 16 anni, come assistente dello storico conduttore tv Walter Cronkite alla convention democratica del 1964. Sempre a Cbs Wallace ha ottenuto il suo primo incarico estivo, mentre era studente a Harvard, per seguire la turbolenta convention democratica del 1968. È poi stato assunto dalla tv di Cbs di Chicago (Wbbm) come corrispondente. Negli anni Ottanta ha lavorato per Nbc News a Washington e poi nel 1989 è passato alla Abc. A Fox è sbarcato nel 2003. È stato il primo conduttore dell’emittente di Rupert Murdoch ad aver moderato un dibattito presidenziale. È a lui che Trump nel 2016 rispose che non avrebbe necessariamente accettato il risultato elettorale. Di Wallace si dice che è uno che non discrimina perché “tratta tutti da cani”. Come? Così: nel 2018 Wallace chiese al presidente russo Putin come mai tutti i suoi oppositori finiscono nella tomba. È una star della tv, normale che abbia amici a Hollywood. È andato in vacanza con George Cloney nella sua villa sul lago di Como. È iscritto al Partito democratico ma ha fatto sapere di aver votato sia a destra che a sinistra negli anni.
A moderare il secondo dibatto, nel format ‘town hall’, a Miami, il prossimo 15 ottobre, sarà Steve Scully, senior executive producer e direttore politico di C-Span. È la prima volta per un anchor di C-Span alla conduzione di un dibattito presidenziale. Nel format town hall le domande sono rivolte direttamente dal pubblico in sala. Si tratta di elettori indecisi selezionati da Gallup e dai social media. Scully è tra i conduttori dei programmi mattutini di C-Span. È stato nel board dell’Associazione dei corrispondenti della Casa Bianca per 9 anni di cui due da presidente (dal 2006 al 2007). È originario della Pennsylvania ed è arrivato a C-Span nel 1990.
“Il mio compito sarà quello di facilitare le domande, non di dire loro cosa chiedere”, ha puntualizzato. Scully, 60 anni, era stato scelto per la panchina nel 2016 di tutti e tre i dibattiti, ma non è mai entrato in scena. Non a caso lo hanno definito “l’uomo più paziente della televisione”.
Il terzo e ultimo dibattito tra Trump e Biden, in calendario a Nashville, Tennessee, il 22 ottobre, sarà l’unico moderato da una donna: la giornalista Kristen Welker, stella di NBC. “Non potrei esserne più entusiasta”, ha commentato la conduttrice di “Today” (da gennaio del 2020) e corrispondente dalla Casa Bianca. Classe 1976, originaria della Pennsylvania, padre bianco e madre di colore, si è laureata in storia a Harvard con lode. Ha iniziato la sua carriera giornalistica in una emittente locale affiliata alla Abc in California. Lavora alla Nbc dal 2005. Nota per le sue domande dirette, è stata protagonista di un acceso scambio con l’ex ministro della Sicurezza Nazionale Kirstjen Nielsen, quando le chiese perché non c’erano foto di bimbe e neonati – ma solo di ragazzi – tra quelle diffuse dal dicastero sui piccoli migranti detenuti. Ha ispirato il movimento social #WhereAreTheGirls. Nel novembre del 2019 ha condotto il quinto dibattito delle primarie democratiche. Ha seguito la campagna presidenziale di Hillary Clinton quattro anni fa e il magazine Glamour l’ha definita “donna dell’anno delle elezioni” nel 2016 dopo lo scoop su Joe Biden non si sarebbe candidato alla presidenza.
Alla vigilia dell’atteso confronto di questa sera gli elettori si presentano indecisi su chi sarà il vincitore: il 51% dice che sarà Trump e il 49% scommette su Biden (Caps-Harris). Lo stesso sondaggio rileva come gli americani pensino che i media siano molto più teneri con l’ex vice presidente. La Cnn è stata duramente criticata per il town hall con Biden, condotto da Anderson Cooper, dove è mancato il contraddittorio. Trump ha infierito parlando di domande “per bambini”. Il presidente non ha brillato nell’evento ospitato a pochi giorni di distanza sulla Abc, ma l’arena era decisamente meno compiacente.
Biden ha passato gli ultimi giorni ad allenarsi con l’advisor Bob Bauer che faceva la parte di Trump. Il presidente aveva un “arsenale” di video e slide da usare contro il rivale. Chi vincerà? L’unica certezza è che non finirà con una stretta di mano.
Vedi: America2020: Trump-Biden, politica (e giornalismo) in tv
Fonte: estero agi