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Il pressing del Pd sul Mes insospettisce i Cinque Stelle

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AGI – E’ bastato che il presidente del Consiglio lasciasse intravedere uno spiraglio a provocare nuove fibrillazioni nella maggioranza sul ricorso al Mes. Non una apertura, come sottolineato da fonti di governo, quanto una semplice constatazione: se sul Meccanismo europeo di stabilità non si dovesse trovare la quadra nel governo, la palla potrebbe passare al Parlamento, ha spiegato Giuseppe Conte.

Le parole di Conte

 “Se ci sarà bisogno, lo valuteremo assieme e proporrò una soluzione al Parlamento. Esamineremo nel dibattito parlamentare, in massima trasparenza i regolamenti legati al Mes”, sono state le parole pronunciate due giorni fa dal premier a Modena, dove era ospite della Festa Nazionale dell’Unità. Musica per le orecchie del Pd, che del Mes ha fatto una bandiera. Un po’ meno per quelle dei Cinque Stelle, che si sono sempre dichiarati contrari alla richiesta di accedere allo strumento, preoccupati dalle condizionalità che esso potrebbe portare con sè.

Bonaccini plaude al premier

Il presidente dell’Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, interviene con una intervista alla Stampa plaudendo a Conte e invitandolo ad essere coerente con quanto detto, in modo da mettere “ognuno davanti alle proprie responsabilità in Parlamento”. Perchè, ripete Bonaccini, “Recovery Fund e Mes sono treni che passano una volta sola e che possono permettere all’Italia di fare quel salto di qualità di cui abbiamo assoluto bisogno se c’è un disegno importante di ripresa e ammodernamento”.

Quei soldi vanno presi

E’ questo il refrain che tutti i dirigenti del Pd, a cominciare dal segretario Nicola Zingaretti, ripetono ormai da mesi. E non è un caso che fra i maggiori sostenitori dell’opzione Mes dentro il Partito Democratico siano proprio due governatori come Zingaretti e Bonaccini, in prima linea nell’affrontare l’emergenza Covid. “Il Mes è un canale di finanziamento molto vantaggioso ed è finalizzato alla nuova sanità. Vanno presi questi soldi”, rimarca Zingaretti che, poi, sul ‘niet’ dei Cinque Stelle afferma: “Credo che le resistenze erano al Mes prima del Covid, con condizionalità molto serie, ma tutto questo non c’è più ed è una discussione che andrà superata guardando al merito delle cose”.

Non è più il Mes di una volta

Rispetto al modello antecedente al virus, infatti, l’utilizzo del nuovo Mes non richiede altra condizionalità se non quella di essere utilizzato per investimenti nella Sanità. Lo sottolinea anche il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’Editoria, Andrea Martella: “Non c’è dubbio che l’utilizzo dei fondi del nuovo Mes, senza alcuna condizionalità se non quella per le spese sanitarie, sia una scelta utile per i cittadini italiani prima che per i partiti”, spiega Martella a margine di una iniziativa elettorale a Mestre con il candidato Sindaco di Venezia Pier Paolo Baretta. “In Parlamento si troverà il modo per andare oltre le attuali rigidità di alcune posizioni politiche guardando all’interesse generale dei cittadini e al diritto costituzionale alla salute che deve ispirare il lavoro di chi amministra la cosa pubblica”, aggiunge.

I sospetti M5s

Insomma, il Pd tifa per la soluzione parlamentare che toglierebbe le castagne dal fuoco – è il ragionamento dei dem in Parlamento – anche a molti M5s. La convinzione, infatti, è che ci sia una parte di eletti pentastellati che non vedono come un tabù il ricorso al Mes. Tanto da alimentare il sospetto, in quella parte dei cinque Stelle fieramente contraria allo strumento europeo, che l’insistenza del Pd celi la voglia di mettere in difficoltà il Movimento. Per Luigi Di Maio, che chiede di concentrare le energie nella messa a punto del recovery Plan, si tratterebbe di un espediente per “creare tensione nella maggioranza”. Ma nella maggioranza la posizione dei Cinque Stelle è isolata.

Il fronte pro-Mes

Oltre al Pd, infatti, anche Italia Viva e Leu non vedono l’ora di poter accedere alle risorse del Meccanismo Europeo di Stabilità. “Ogni euro dedicato al Servizio sanitario nazionale va utilizzato”, dice il leader di Leu e ministro della Salute, Roberto Speranza. “Il Mes ci aiuterà ad affrontare le necessità del nostro sistema sanitario. Ora ad opporsi sono Cinque Stelle e Lega, ma già dopo le elezioni regionali il Movimento cambierà idea”, dice Maria Elena Boschi, esplicitando quello che pensano in molti: vada come vada alle elezioni regionali, il giorno dopo ci sarà da fare il punto sugli equilibri interni alla maggioranza.

La partita delle Regionali

Perchè – spiegano fonti parlamentari di Italia Viva alla Camera – se andrà male per il Pd ci sarà bisogno di puntellare il governo che, a quel punto rischierebbe. Nessuno parla di rimpasto nel partito di Matteo Renzi, ma di una “nuova agenda meno squilibrata” sul M5s sicuramente sì. Se poi il centro sinistra senza i grillini dovesse vincere nelle regioni in bilico, allora i dem passerebbero all’incasso, a cominciare proprio dal Mes. Scenari che, in attesa dei dati delle urne lasciano il tempo che trovano, ma intanto la manovra a tenaglia del Pd continua e dopo lo stato maggiore del partito, scendono in campo anche i sindaci. “Il Mes è uno strumento fondamentale ed unico per rafforzare la sanità territoriale e quella del Mezzogiorno. I sindaci vogliono il Mes perché conoscono molto meglio di altri le esigenze dei territori e delle comunità”, spiega Matteo Ricci, sindaco Pd di Pesaro e presidente delle Autonomie Locali Italiane.

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Fonte: politica agi


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