AGI – Tamponi, test rapidi e test sierologici. Queste le diverse armi per la caccia al virus. Ciascuna con vantaggi e svantaggi.
Il tampone nasofaringeo è un esame che serve per ricercare il virus e quindi per diagnosticare l’infezione in atto. E’ considerato lo standard per individuare gli infetti. Gli esami vengono eseguiti dai laboratori del servizio sanitario nazionale selezionati. Il tampone si effettua tramite una specie di cotton fioc nella gola e nel naso della persona che consente il prelievo delle secrezioni respiratorie. Il campione viene analizzato per riconoscere l’Rna del virus e i risultati sono pronti, in genere, dalle 24 alle 48 ore dopo.
Invece i test rapidi, come quelli che la Regione Lazio ha deciso di adottare negli aeroporti, si effettuano sempre con un tampone ma danno risposta nel giro mezz’ora o meno. Sono i cosiddetti antigenici perché cercano le proteine del virus, cioè gli antigeni, sempre nelle secrezioni respiratorie. Non sono considerati affidabili al 100 per cento, ma sono utili per effettuare screening di massa piuttosto veloci o comunque per individuare le persone infette che presentano un’alta carica virale, e come tali sono stati validati dall’ospedale Spallanzani.
Ci sono poi test rapidi al polpastrello, i cosiddetti “pungidito”, che analizzano una gocciolina di sangue e danno il risultato in 15 minuti. Ce ne sono di diversi tipi in quasi tutti i laboratori privati, ma non sono validati e l’affidabilità è molto variabile.
Invece, i test sierologici non servono a diagnosticare il Covid-19, tuttavia può dirci se una persone è positiva o lo è stata in passato. Questi test consistono nel rilevare la presenza nel sangue di anticorpi (immunoglubuline IGG e IGE) eventualmente sviluppati da chi è entrato a contatto con il virus.
Si tratta di un esame del sangue piuttosto semplice e i risultati potrebbero essere pronti in meno di mezz’ora. Il test viene fatto anche in laboratori privati, ma in caso di positività bisogna fare comunque il tampone per vedere se l’infezione è ancora in atto.
Il test per la conferma della malattia è attualmente a carico del Sistema sanitario nazionale ed è organizzato dalla ASL o dall’ospedale. Il test sierologico non è dirimente per la diagnosi di infezione in atto, in quanto l’assenza di anticorpi non esclude la possibilità di un’infezione in fase precoce, con relativo rischio che un individuo, pur essendo risultato negativo al test sierologico, risulti contagioso.
Vedi: Tamponi, test rapidi o sierologici: ecco tutte le armi per la caccia al virus
Fonte: cronaca agi