Di Vittorio Sangiorgi (Direttore del Quotidiano dei Contribuenti)
Agosto volge al termine ed è dunque tempo dei primi bilanci su vacanze e turismo in questa anomale estate segnata da limiti, paletti e preoccupazioni causati dal Coronavirus. I primi dati interessanti arrivano da uno studio condotto da Coldiretti in collaborazione con l’istituto di ricerca Ixè.
Dalla ricerca emerge, in prima battuta, la drastica riduzione nella spesa media dei vacanzieri italiani, attestatasi a 588 euro, cifra che determina un calo del 25% rispetto ai dati del 2019. All’origine di questa riduzione c’è la diversa modalità di vacanza scelta, quest’anno, dai 34 milioni di connazionali (-13% rispetto al 2019) che si sono concessi qualche giorno di riposo. Nella maggior parte dei casi ha prevalso il turismo di prossimità, quasi sempre nelle propria regione di residenza, e si è inoltre accorciato il periodo di vacanza, sceso mediamente ben al di sotto dei dieci giorni. La vera novità dell’estate, secondo lo studio menzionato, è stata la scelta di riaprire le seconde case di proprietà, o di alloggiare in quelle di parenti e amici o in affitto. Questa è stata, nel dettaglio, la spesa media degli italiani per l’estate 2020: < 500 euro (50%), tra 500 e 1000 euro (34%), tra 1000 e 2000 (12%).
Ad essere maggiormente danneggiate da questa tendenza sono, logicamente, le città d’arte, le attività commerciali che insistono in questi territori e le strutture alberghiere che, nei mesi appena trascorsi, hanno dovuto fare i conti anche con l’assenza, pressoché totale, di turisti stranieri a causa delle restrizioni e dei vincoli alle frontiere. Proprio i visitatori internazionali, infatti, scegliendo il binomio cultura – enogastronomia per le loro vacanze, hanno sempre rappresentato una vera e propria miniera d’oro per un intero settore.
Da questo puto di vista vale la pena sottolineare che né il bonus vacanza pensato dal governo, né le agevolazioni ideate dalle varie amministrazioni regionali, sembrano hanno riscosso particolare succeso. Non c’è stato, almeno fino a questo momento, il riscontro che ci si attendeva. Il motivo? Probabilmente lo stesso meccanismo che ne regola il funzionamento, il quale spesso – pur fornendo un supporto ai vacanzieri – va a discapito degli operatori turistici. Segnali positivi arrivano, invece, dalle 24 mila aziende agrituristiche italiane, scelte dagli italiani per il rapporto qualità – prezzo, per l’esperienza all’insegna del “ritorno alla natura” e della genuinità e, soprattutto, perché ritenute più consone ad una vacanza regolate dalle restrizioni e dalle norme anti-Covid.
Un bilancio in chiaroscuro, quindi, quello che emerge da questi dati… L’auspicio è che, in attesa di un vero ritorno alla normalità che riguardi anche il turismo, le istituzioni sappiano fornire un adeguato supporto ad un intero settore, fondamentale per la nostra economia, troppo spesso abbondonato a sé stesso.