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Inauguriamo oggi la rubrica La Voce dello Studente, con la testimonianza di una liceale sull’esperienza della didattica a distanza

di Giulia G.

Studiare a casa, non nella mia classe, a distanza dai miei professori, lontana dai miei compagni.

Che cosa ha significato per me?

Partendo dal presupposto che sono una ragazza fortunata, ciò non può non influenzare la risposta alla domanda (vi spiegherò dopo perché). Frequento un liceo linguistico a Catania e mi sono ritrovata catapultata in una situazione anomala, come tutti d’altronde. Molti dicono che noi giovani siamo avvantaggiati visto che siamo nativi digitali, ma, al di là di questo, per studiare a distanza abbiamo bisogno dei mezzi (pc, connessione, piattaforme).

È qui che risiede la chiave di come ogni giovane ha vissuto quest’esperienza.

Io sono molto fortunata, dicevo, perché ho a disposizione computer, tablet ed smartphone, grazie al lavoro di mia madre, ho facilità di accesso ad una linea super veloce e questo mi ha portato a poter studiare con facilità. Poter essere certa di connettermi a svolgere le mie lezioni con velocità e serenamente, ha senza dubbio influenzato il mio giudizio. Sono riuscita a seguire i miei insegnanti, che si sono prodigati a fornirci i supporti con i quali ampliare il nostro apprendimento, grazie anche alla scuola, da subito operativa per la DAD. Finalmente il pc o lo smartphone usati anche per lo studio! Però, e penso che la situazione più frequente sia questa, c’è chi non è nelle mie stesse condizioni. Ed è qui che bisogna intervenire affinché ci sia l’equità che possa permettere a tutti di AVERE DIRITTO ALLO STUDIO.

Inoltre, se da un lato, la scuola a distanza ci ha permesso, durante questa pandemia di continuare “a frequentare la scuola”, dall’altro ovviamente è mancato il confronto sociale fisico con i compagni (penso anche soltanto alla ricreazione dove è possibile confrontarsi anche con ragazzi di altre classi!).

Come ogni cosa ci sono pro e contro. Abbiamo imparato tutti (studenti ed insegnanti) che un nuovo modo di fare scuola c’è, da affiancare a quello tradizionale, ma deve essere per tutti, altrimenti non vale. Magari starò dicendo cose ovvie, ma noi giovani davvero ci pensiamo al futuro. D’altronde è quello che ci riguarda più da vicino, no?

 


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