Terminato il lockdown, i problemi dell’industria italiana riemergono con virulenza. Incombe pesante la situazione dell’ex Ilva e la crisi dell’auto. I sindacati chiedono che venga potenziata l’unita’ di crisi del Mise. Inoltre, che siano aperti tavoli di settore: per l’acciaio, l’automotive, l’elettrodomestico, programmando interventi secondo le linee guida del Recovery Fund. Fim, Fiom e Uilm ritengono che non ci sia più tempo da perdere: “A Taranto continua ad essere appeso a un filo il risanamento ambientale e il destino occupazionale dei 10.700 dipendenti di ArcelorMittal, dei 1.700 in Amministrazione straordinaria e dei 4.000 dell’indotto”, dichiara Rocco Palombella, segretario generale Uilm, che, in assenza di un incontro a breve, annuncia la mobilitazione dei lavoratori. “L’emergenza Covid-19 – sostiene la Fiom – ha acceso i riflettori sulla crisi dell’automotive che era già presente da ormai più di 10 anni, con ricadute occupazionali e produttive. È necessario aprire un tavolo tra governo, imprese e sindacato per decidere insieme la strategia”.
Invocano un immediato intervento dell’esecutivo anche i lavoratori dell’ex Embraco, dopo il dichiarato fallimento di Ventures: a rischio sono oltre 400 lavoratori. Già fissati, invece, gli appuntamenti su altre vertenze difficili: l’incontro sull’ex Alcoa è programmato per il 28 luglio (a Portovesme) alle ore 11, quello su Cnh il 29 alle ore 11 e quello su Whirlpool il 31 alle ore 9,30. Per l’ex Embraco è previsto solo un incontro dei lavoratori con il presidente della Regione Piemonte martedì alle ore 15.
Il 29 alle ore 14 è previsto anche il tavolo su Mahle: l’investitore, che ha espresso l’interesse a rilevare i due stabilimenti di Saluzzo e La Loggia, deve presentare il nuovo piano industriale. Resta invece ancora in attesa di una data la vertenze Blutec. All’inizio di giugno i sindacati hanno avuto un incontro con i Commissari straordinari ma si è ancora alla ricerca di una soluzione occupazionale per i 1.200 dipendenti del gruppo. In particolare, in gioco è la prospettiva di reindustrializzazione dell’economia siciliana.
Queste le principali vertenze:
Dopo la firma dell’accordo fra Enel e SiderAlloys per la fornitura dell’energia, obiettivo fondamentale per il progetto di riavvio dello smelter di Portovesme, i sindacati chiedono di confrontarsi al tavolo ministeriale sul piano industriale, per fissare la tempistica in vista della conclusione dei lavori di revamping, il riassorbimento della restante parte dei lavoratori e la ripresa della produzione di alluminio.
Il 23 luglio i lavoratori hanno manifestato presso il consolato americano per chiedere all’azienda di recedere dalla decisione di chiudere il sito partenopeo, di rispettare l’accordo del 2018 e di assicurare un futuro a tutti gli stabilimenti e gli enti di ricerca e di staff italiani. Decise inoltre ulteriori 4 ore di sciopero da tenere fino al 31 luglio nonché il blocco degli straordinari a tempo indeterminato. Fim, Fiom e Uilm chiedono al ministero dello Sviluppo economico di schierarsi al fianco dei lavoratori e di varare provvedimenti concreti in grado di influenzare la multinazionale. I sindacati ritengono che ci siano le condizioni per mantenere la produzione di elettrodomestici, nell’ambito dei finanziamenti europei per l’economica circolare e sostenibile.
In tutti gli stabilimenti italiani i lavoratori hanno scioperato per rivendicare il rispetto del piano industriale definito nell’accordo di marzo 2020 e per chiedere al Governo di interessarsi alle sorti di quella che, con oltre 17.000 dipendenti, rappresenta una delle più grandi imprese presenti nel nostro Paese. All’incontro tenutosi il 24 giugno con il ministero dello Sviluppo economico, CNH Industrial aveva dichiarato che gli stabilimenti di Brescia e di Lecce sono sotto esame mentre mesi prima aveva annunciato la chiusura del sito di Pregnana milanese e la riorganizzazione di quello di San Mauro torinese. Ma per l’Iveco di Brescia, spiega la Cgil, il 18 marzo era stato raggiunto un accordo che prevedeva il riassetto industriale, vocando lo stabilimento all’innovazione tecnologica. Il problema sollevato al governo – spiega il sindacato – è che vengano presi impegni per investimenti in produzione sostenibili.
Il Tribunale di Torino ha dichiarato, giovedì scorso, il fallimento di Ventures, società che aveva acquisito il ramo d’azienda della ex Embraco con la cessione del sito industriale di Riva Presso Chieri. La Regione Piemonte si è impegnata ad accelerare la richiesta di Cassa integrazione per cessazione per i 407 lavoratori. I sindacati hanno organizzato una manifestazione martedì sotto la sede della Regione Piemonte.
“Con il fallimento – spiega Vito Benevento della Uilm di Torino – viene decretata anche la fine della cassa straordinaria; a questo punto resta solo la possibilità di ricorrere, con il curatore fallimentare, alla cassa per cessazione, utilizzando il decreto Genova. Il primo passo è quindi evitare il disastro sociale e garantire un reddito ai lavoratori. Poi occorre lavorare con la Regione e il ministero per ricollocare più lavoratori possibili usando i fondi europei, l’assegno di ricollocazione, percorsi formativi. L’ ultima riunione in videoconferenza è stata a fine marzo. È necessario che il Mise ci convochi al più presto con Whirlpool”.
Vedi: I tavoli di crisi che attendono il governo
Fonte: economia agi