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Persino negli Stati Uniti si parla di reddito di cittadinanza

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Riceviamo e pubblichiamo il contributo del prof. Antonino Gulisano


 

Negli ultimi anni, il numero delle persone al di sotto della soglia di povertà è fortemente aumentato in tutta Europa. Oggi l’idea che un governo dovrebbe garantire a ogni cittadino un reddito annuale, diciamo, di 10mila euro, in modo incondizionato, è allo studio di politici, economisti ed esperti di tutto il mondo. Pensate al reddito di cittadinanza come a una sorta di ammortizzatore sociale universale.

Negli anni del dopoguerra, lo sviluppo del modello fordista era stato accompagnato dal diffondersi della teoria economica keynesiana e delle diverse varianti in tema di programmazione economica, sino alla pianificazione centralizzata (creando in tal modo un distorto ponte tra Keynes e Marx nel tentativo di fornire un fondamento teorico ad un capitalismo monopolizzato dominante a Ovest e ad un capitalismo di Stato a Est): teorie diverse che comunque si fronteggiavano sempre alla teoria economica liberista in una pluralità di impostazioni anche sul piano metodologico.

Il resto del mondo nel frattempo sta facendo da guida. In Svizzera si è tenuto  un referendum per decidere se dare o meno a ogni cittadino adulto 2.500 franchi svizzeri (circa 2.270 euro) al mese; la provincia canadese dell’Ontario sperimenterà il reddito di cittadinanza quest’anno; la città di Utrecht nei Paesi Bassi sta già svolgendo un programma pilota; la Finlandia sta programmando una prova di due anni; nel Regno Unito una proposta sul tema sta attirando interesse, mentre a maggio una no-profit inizierà a dare a seimila keniani un reddito garantito per un periodo di almeno dieci anni, monitorando i risultati dell’esperimento. Ci sono molte proposte a favore dell’introduzione di un reddito di cittadinanza, con un’infinità di motivazioni diverse.

Negli anni Sessanta le discussioni sul reddito di cittadinanza erano parte del dibattito politico americano. Venne introdotto un credito di imposta sui redditi da lavoro, ma solo come integrazione ai guadagni della classe lavoratrice povera. Il credito d’imposta fu proposto per la prima volta nel 1962 dall’economista conservatore Milton Friedman, che tra i suoi obiettivi aveva porre fine al cosiddetto earnings cliff (letteralmente, “baratro dei guadagni”), il sistema per cui i sussidi del governo venivano sospesi una volta che un lavoratore superava una determinata soglia di reddito. La presenza di un limite disincentivava i beneficiari del credito di imposta a lavorare, mantenendoli così poveri e dipendenti dai sussidi.

Negli Stati Uniti in particolare, oggi l’idea di un reddito di cittadinanza universale sta vivendo un periodo di rinnovata popolarità: non solo nei centri studi di Washington ma anche nella Silicon Valley, come ha scritto il giornalista di Bloomberg Justin Fox. Y Combinator, una società di venture capital (ovvero quelle aziende che offrono alti guadagni potenziali a fronte del rischio di investimento iniziale), sta lanciando un progetto di ricerca sul tema: darà a un gruppo di persone selezionate a caso un assegno mensile, per poi controllare se staranno seduti a giocare ai videogiochi o creeranno valore economico. La Silicon Valley è interessata a capire che ruolo abbia la tecnologia nell’aumento della perdita di posti di lavoro negli Stati Uniti.

Dopo la Spagna, dove si chiama ‘Ingreso Minimo Vital’, il reddito di cittadinanza, spesso aspramente criticato in Italia, è stato ufficialmente ‘esportato’ negli Stati Uniti dove prenderà il nome di ‘Mayors for a Guaranteed Income‘. Al ‘Mayors for a Guaranteed Income’, al quale hanno aderito i sindaci di città come Atlanta, Los Angeles, Jackson e Newark, andrà a coinvolgere una potenziale platea di ben 7 milioni di cittadini americani sebbene non siano ancora chiari i criteri di accesso al sussidio. Jack Dorsey sempre in prima linea dopo aver donato di recente $ 1 miliardo.

In Italia, dopo l’insuccesso del reddito di cittadinanza, è bene rivedere e correggere la legge in vigore.

  • Prima obiezione: il costo complessivo odierno di tutti gli assegni di disoccupazione, i crediti di imposta, i buoni spesa e per la casa, e una miriade di altri sussidi basati sul reddito presenti, potrebbero essere sostituti da un semplice reddito di cittadinanza.
  • Seconda obiezione: il reddito di cittadinanza si sostituisca al tradizionale welfare, nonostante le rassicurazioni sul fatto che alcuni programmi  – come l’istruzione, la formazione lavorativa e la sanità –  devono essere mantenuti, con precisi obiettivi sia nella istruzione e formazione che sulla sanità
  • Terza obiezione: considerato l’insuccesso dell’attuale reddito di cittadinanza, dal non funzionamento dei centri per l’impiego, ai famosi navigator, che dovevano stimolare l’incontro tra la domanda con l’offerta del lavoro è urgente e necessario rivedere e modificare la legge.

Nell’attuale crisi sanitaria del Covid 19 e nell’esponenziale stato di nuove povertà al limite di sussistenza vitale è opportuno rimettere in campo una nuova ipotesi di Reddito di cittadinanza rivista e corretta. Se il confronto è tra reddito e redistribuzione della ricchezza,  il paradigma del nuovo confronto tra capitale e lavoro e tra la vecchia concezione della catena di montaggio e il sistema 4. 0 “robottizzato” è necessario introdurre il salario minimo, da introdurre per legge a parità di ore di lavoro.

Chi ha diritto al reddito di cittadinanza?

– i cittadini di ogni fascia di età, perché povertà, precariato e disoccupazione non colpiscono soltanto i giovani, ma anche persone adulte, disoccupati over  50, genitori single, cittadini senza reddito e privi del sostegno di una famiglia.

– ogni tipo di disoccupati, perché cessino le discriminazioni tra chi appartiene a settori già tutelati e coloro che sono invece  lavoratori precari, cittadini emarginati dal mondo del lavoro, privi di qualsiasi tutela.

– la  misura del reddito di cittadinanza deve essere finanziabile ricorrendo alla fiscalità generale e razionalizzando in un unico fondo risorse oggi frammentate, tra gli assegni di disoccupazione, i crediti di imposta, i buoni spesa e per la casa, e una miriade di altri sussidi basati sul reddito comprese quelle finalizzate a sostenere la Cassa integrazione guadagni per i lavoratori dell’industria o l’indennità per i braccianti agricoli.

– modulabile, tenendo presente le diverse situazioni di bisogno, quali figli a carico e costi di abitazione, secondo i modelli di welfare europeo più avanzati.

Chi percepisce il Reddito di Cittadinanza deve essere  sottoposto a verifica periodica e condizionato alla partecipazione a programmi di formazione o avvio al lavoro, sia privato che pubblico o per servizi di utilità sociale.

 

 


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