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Chaz, la 'comune' di Seattle che sfida Trump

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Nel cuore di Seattle, teatro nei giorni scorsi di duri scontri tra polizia e manifestanti di Black Lives Matter, è stata ritagliata la Chaz (acronomi in inglese di Zona autonoma di Capitol Hill) che si propone come baluardo di resistenza a “un sistema di potere razzista” e che fa infuriare il presidente, Donald Trump.

Per due settimane l’area di East Precint, nei pressi della locale stazione di polizia, è stata terreno di battaglia tra cittadini che protestavano per l’uccisione di George Floyd e agenti di polizia. Il governatore dello Stato di Washington, Jay Inslee, ha mandato sul posto la Guardia nazionale mentre la sindaca di Seattle, Jenny Durkan, ha deciso di imporre un coprifuoco, ma la polizia è stata poi costretta a ritirarsi.

Dopo un fine settimana di violenze e scontri pesanti a colpi di missili, gas lacrimogeni e macchine incendiate, l’amministrazione comunale ha fatto rimuovere le barricate, ma la sede della polizia è stata sbarrata.

I manifestanti hanno allora preso l’intero quartiere di Capitol Hill, almeno 6 isolati fuori dal distretto est della polizia, chiudendo le strade intorno e marcando con scritte e graffiti il territorio occupato. All’ingresso, la scritta “Benvenuto nella Capitol Hill libera” traccia un confine – sia fisico che di ideali – con il resto degli Stati Uniti.

I protagonisti della nascita di Chaz hanno sottolineato il carattere pacifico, quasi utopico, della loro iniziativa in un luogo in cui la polizia non può entrare. Volontari distribuiscono cibo gratuito ai visitatori ed è stato allestito un servizio di assistenza sanitaria, oltre ad una ricca programmazione culturale fatta di murales colorati, balli, concerti, dibattiti, letture di poesie e proiezione di film e documentari sul tema delle diseguaglianze razziali e tra sessi.

Tra le rivendicazioni degli occupanti della zona autonoma c’è l’abolizione del dipartimento di polizia della città, il divieto dell’uso della forza armata, la rimozione degli agenti dalle scuole, l’eradicazione delle carceri e delle carceri minorili, la distribuzione delle riparazioni alle vittime della brutalità della polizia.

Sull’edificio del distretto di polizia hanno appeso uno striscione, proclamando che “questo spazio è ora di proprietà delle persone di Seattle”.

Finora la Chaz non ha dato molti segnali di agitazione, ma ad essere polemici e minacciosi sono invece i tweet di Trump, in guerra aperta con la prima cittadina di Seattle.

Da giorni sta bombardando di tweet al vetriolo Jenny Durkan, con parole pesanti, scritte in maiuscolo e molti punti esclamativi, bollandola di “incompetente”, di “collusa”.

Con forza Trump ha chiesto alla sindaca di “riprendere il controllo della città”, minacciando un intervento diretto, “se non sei capace. Poiché questo non è un gioco”. E ha accusato di essere “terroristi di estrema sinistra”, “brutti anarchici che vanno piegati immediatamente” e “terroristi democratici”.

Su Twitter, quasi impassibile, Durkan ha risposto una sola volta, scrivendo: “Sì, salvaci tu. Tornatene nel tuo bunker”.

In conferenza stampa la prima cittadina ha poi sottolineato che “la minaccia di invadere Seattle, di dividere e incitare alla violenza nella nostra città non è solo sgradita, ma sarebbe illegale”, respingendo la minaccia di Trump di “riprendersi” la città.

“Non abbiamo bisogno di nessuno, incluso il presidente, per seminare ulteriore divisione, ulteriore sfiducia e disinformazione”, ha detto la sindaca.

Trump ha anche attaccato il governatore di Washington, Jay Inslee, con le stesse accuse. “Un uomo totalmente incapace di governare dovrebbe rimanere fuori dagli affari dello Stato di Washington.

‘Stoop’ su Twitter “, ha reagito Inslee, prendendo in giro Trump per l’ortografia errata nel suo tweet.

“L’esercito degli Stati Uniti serve a proteggere gli americani, non la fragilità di un presidente insicuro” ha argomentato il governatore.

Trump ha poi colto l’occasione per tirare in ballo l’ex vicepresidente e sfidante democratico alle prossime elezioni, Joe Biden, “l’addormentato”, e dicendogli di “lasciare il suo santuario nel seminterrato per dire ai suoi capelloni di Sinistra Radicale che stanno andando nella direzione sbagliata. Di’ loro di uscire da Seattle adesso”.

Nessun commento è finora arrivato dall’entourage di Biden.

Intanto a Seattle Durkan sta affrontando le richieste dei manifestanti che chiedono le sue dimissioni per l’uso da parte della polizia di gas lacrimogeni e attacchi durante le proteste. Non si è ancora recata a Chaz ma assicura che la zona è sotto controllo e pacifica. “Raccogliere ed esprimere legalmente i diritti del Primo Emendamento, chiedendo di fare meglio come società e fornire vera equità per le comunità di colore non è terrorismo ma è patriottismo” ha sottolineato la sindaca, rispondendo ancora una volta a Trump

Vedi: Chaz, la 'comune' di Seattle che sfida Trump
Fonte: estero agi


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