AGI – Carabiniere, sindacalista, generale, parlamentare, sottosegretario, pluricandidato in proprio alle elezioni, capopopolo con il movimento dei Forconi, la rivolta dei Tir e oggi i Gilet arancioni.
La storia di Antonio Pappalardo è quella di un uomo che dopo essere assurto alle massime cariche delle Forze Armate ha deciso di imboccare la strada della protesta di piazza, sempre rivolta contro il governo di turno e che via via si fa interprete del malessere popolare saldandosi con temi quali il ritorno alla lira ‘italica’.
Ora l’ultimo passo, la crisi derivata dal coronavirus, con il vortice di manifestazioni convocate oggi in una trentina di città italiane e l’appuntamento per la manifestazione nazionale il 2 giugno a Roma a piazza del Popolo.
Nato a Palermo nel 1946, figlio di un brigadiere dei carabinieri, entra a sua volta nell’Arma scalandone i gradi e conseguendo anche una laurea in giurisprudenza.
Nel 1981, da tenente colonnello, entra nel Cocer, il ‘sindacato’ delle Forze Armate di cui diventa presidente nel 1991. Nel 2000 diventa generale di brigata. Nel frattempo però ha intrapreso la carriera politica, venendo eletto nel 1992 come deputato indipendente nelle liste del Psdi.
Fonda un suo movimento politico, Solidarietà democratica, con cui si candida senza successo come sindaco di Pomezia nel marzo 1993. Si consola della sconfitta grazie a Carlo Azeglio Ciampi, che il 6 maggio lo nomina sottosegretario alle Finanze nel primo governo tecnico della storia repubblicana.
Carica che verrà revocata nemmeno due settimane dopo: l’11 maggio il tribunale militare lo condanna a otto mesi di reclusione per una diffamazione ai danni del Comandante generale dell’Arma.
Pappalardo cerca di restare in politica candidandosi a Roma e poi alle Europee del 1994, ma con scarso successo. Nel 2006 torna ancora come leader dei forconi. è uno degli artefici della ‘rivolta dei tir’ che nel 2011 paralizza le strade a lunga percorrenza italiane.
Da lì inizia un lungo cammino dentro e fuori vari movimenti. Fonda il movimento dei Popolari europei, torna nel Psdi, si candida a sindaco di Palermo nel 2011 con il ‘Melograno mediterraneo’, nel 2016 fonda il Movimento liberazione Italia che guida nel 2017 a Roma in una marcia indetta per chiedere lo scioglimento del Parlamento ritenuto “abusivo”.
Qualche decina di persone, non ne risultano di più, ma agguerrite e chiassose, salite agli onori delle cronache per aver cacciato in malo modo Alessandro Di Battista che provava ad aizzarli contro il Palazzo, prima di essere costretto a ripiegare.
Il suo programma è semplice: ‘ridare il potere al popolo sovrano’, i toni sono forti contro la politica e ‘i suoi mestieranti’.
Non mancano arringhe al suo popolo, che non si stanca mai di chiamare in piazza a manifestare. Nel 2019 Pappalardo torna in piazza chiedendo aiuti per gli olivicoltori pugliesi colpiti dalla Xilella. Ora l’ultima mutazione, la fondazione dei Gilet arancioni, mutuando la protesta dei Gilet gialli francesi.
Il movimento si è anche presentato alle elezioni regionali in Umbria, con candidato presidente proprio Pappalardo, nel 2019, ma ha raccolto appena 587 voti (pari allo 0,13%).
Vedi: Storia del generale Antonio Pappalardo
Fonte: cronaca agi