AGI – “Oggi noi difendiamo la libera espressione da uno dei pericoli più grandi”. Con queste parole Donald Trump ha commentato la firma dell’ordine esecutivo che toglie ai social media l’immunità legale sui contenuti pubblicati nelle piattaforme. A riportarlo, proprio su Twitter, è Peter Baker, capo corrispondente dalla Casa Bianca per il New York Times.
Per il presidente degli Stati Uniti, Twitter “fa attivismo politico”. Ma non solo. “Un piccolo gruppo di social media controlla in monopolio tutte le comunicazioni pubbliche e private negli Stati Uniti e sappiamo chi sono – ha indicato – non c’è bisogno di fare i nomi, avremo la lista completa”
Il tycoon americano ha messo in conto una raffica di ricorsi legali contro l’ordine esecutivo sui social media che ha appena firmato. Il decreto elimina l’immunità legale delle piattaforme web (stabilita dalla Section 230 del Communcations Decency Act) rispetto ai contenuti pubblicati da terze parti se queste vengono accusate di censura.
La Sezione 230 per molti è la legge più importante su Internet, perché esonera le aziende dalla maggior parte delle responsabilità su ciò che viene ‘detto’ sulle piattaforma e dà loro ampia discrezione nel modo in cui moderano i post e gli altri contentuti. Se finora nessuno poteva citare Twitter o Facebook per aver limitato dei post, o degli account, con questa modifica potrebbe diventare possibile.
Il decreto è scattato dopo l’allerta di Twitter sui due post potenzialmente fuorvianti del presidente. Alcuni esperti hanno immediatamente indicato, ad esempio, come la modifica della Section 230 debba essere approvata dal Congresso, spalancando dunque la porta ai ricorsi.
“Immagino che saremo sfidati in tribunale – ha ammesso Trump – ma cosa non lo e’? “. Anche rispetto alla minaccia di chiudere la piattaforma social da lui molto usata, il presidente ha sottolineato come: “Dovrò passare attraverso un processo legale”.
Twitter “continuerà a segnalare informazioni errate o contestate sulle elezioni a livello globale, e ammetterà tutti gli errori che commette”, non perché è “un arbitro della verita’” ma perché la sua missione è “collegare i punti delle dichiarazioni contrastanti e mostrare le informazioni controverse in modo che le persone possano giudicare da sole”. È la risposta dell’amministratore delegato di Twitter, Jack Dorsey, alla polemica con il presidente americano.
“Fact-cheking: alla fine c’è qualcuno responsabile delle nostre azioni come azienda, e quello sono io. Si prega di lasciare i nostri dipendenti fuori da questo”, ha scritto Dorsey su Twitter, sottolineando che “una maggiore trasparenza da parte nostra e’ cruciale in modo che la gente possa chiaramente vedere la ragione dietro le nostre azioni”.
“Bisogna prima capire che cosa intenda fare, tuttavia, in linea generale, non mi sembra una giusta reazione da parte del governo censurare una piattaforma perché si è preoccupati della censura”. Così il patron di Facebook, Mark Zuckerberg, ha commentato in un’intervista a Fox News l’ira di Donald Trump contro Twitter che ha smentito un suo cinguettio bollandolo come infondato. Dall’inizio della battaglia con Trump, Twitter ha perso circa il 5% del proprio valore in borsa, Facebook circa il 4%.
Vedi: La guerra di Trump ai social: " Sono un monopolio e fanno politica"
Fonte: estero agi