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Lettera al quotidiano “Il Messaggero”, da un imprenditore pensionato, sul reddito di cittadinanza

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Egregio direttore,
sono da sempre sono un vostro accanito lettore, ho letto esterrefatto nei giorni scorsi che la signora Bruna Hodorovich, ladra professionista, godeva di un reddito di cittadinanza di ben 900 euro: cosa inamissibile. Pensi che io che sono un piccolo imprenditore, che peraltro ha portato alla pensione circa 200 operai e ha cominciato a lavorare ininterrottamente a 21 anni, sono andato in pensione a 65 anni con un pensionamento mensile di poco superiore ai 550 euro. Ho quindi continuato a dare il mio contributo lavorativo, versando i dovuti contributi fino al compimento del 74esimo anno di età. Oggi la mia pensione è di 840 euro circa mensili. Deduca lei se questa è una politica giusta. Viva l’Italia.
Giorgio Telesi

Caro lettore,
c’è poco da dedurre: purtroppo è successo quello che in tanti, quando è stato introdotto il reddito di cittadinanza, avevano previsto. Che ad incassarlo più che i veri poveri sarebbero stati moltissimi falsi poveri, tanti furbi e numerosi soggetti che il lavoro in realtà ce l’hanno, ma in nero. A quanto pare è andata proprio così. E lo confermano le rilevazioni dell’Istat: secondo l’istituto di statistica nazionale il reddito di cittadinanza non ha avuto effetti significativi né sui cosiddetti “poveri relativi” né su coloro che versano in “povertà assoluta”. Altro che abolizione della povertà di cui qualcuno aveva favoleggiato. E il presidente dell’Inps che si era spinto a fare affermazioni diverse e assai più ottimistiche, è stato poi costretto a rettificarle riconoscendo che gli effetti reali del reddito di cittadinanza erano e sono ancora tutti da verificare. In compenso veniamo a sapere che tra i beneficiari di tale reddito ci possono essere persone come la signora (si fa per dire…) Hodorovich che, mentre da Cavarzere guidava una banda di malfattori ritenuta responsabile di decine di colpi, intascava anche 900 euro di contributo di cittadinanza, cioè più di quanto guadagnano tanti giovani precari e assai più di quanto ricevono come assegno mensile molti pensionati. Per fortuna e’ intervenuto un giudice a sospendere il contributo statale a favore della capoclan sinti e a porre fine a questa autentica ingiustizia. Ma fa veramente male, soprattutto in un momento di difficoltà per tante persone come quello che stiamo vivendo, sapere che i soldi pubblici possano prendere direzioni così assurde e sbagliate. Colpa, certo, della criminale sfacciataggine di personaggi come la signora Hodorovich e dei suoi simili. Ma colpa anche di uno strumento assistenziale come il reddito di cittadinanza che certi comportamenti se non li incoraggia, certamente li rende possibili.


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