Far rivalutare dai magistrati – alla luce del nuovo quadro sull’emergenza Covid – i provvedimenti di scarcerazione di detenuti in alta sicurezza o al 41bis sui quali è scoppiata la ‘bufera’ negli ultimi giorni, dopo la lista di 376 esponenti della criminalità organizzata che hanno ottenuto i domiciliari, tra cui Pasquale Zagaria, boss del clan dei Casalesi. Questo l’obiettivo del decreto legge – 4 articoli in tutto – che il guardasigilli Alfonso Bonafede porterà stasera in Consiglio dei ministri: per quanto riguarda i condannati in via definitiva sottoposti al regime di carcere duro o detenuti in alta sicurezza, il magistrato di sorveglianza, entro 15 giorni – con eventuali successive valutazioni periodiche – dovrà verificare se sussistano ancora le cause, legate al rischio di contagio da Coronavirus, che erano state poste alla base del provvedimento con cui era stata concessa la detenzione domiciliare.
In ogni caso, come previsto dal dl entrato in vigore il 30 aprile scorso, le toghe di sorveglianza dovranno acquisire obbligatoriamente il parere della Direzione nazionale antimafia e delle Dda, nonchè, con un’interlocuzione con le autorità sanitarie regionali e con il Dap, verificare se vi siano strutture penitenziarie o reparti di medicina protetti in cui collocare il detenuto.
Quanto, invece, alle posizioni di chi è ancora in custodia cautelare, le verifiche sulla permanere delle motivazioni che hanno portato alla concessione dei domiciliari dovranno essere svolte dal pubblico ministero – e non dal magistrato di sorveglianza che si occupa dei condannati in via definitiva – il quale formulerà le sue richieste al giudice competente, ossia gip, Riesame o Corte d’appello a seconda della fase in cui si trova il procedimento sul caso specifico.
Vedi: Il decreto Bonafede sulle carceri approda in Consiglio dei Ministri
Fonte: cronaca agi