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Stagione persa per il turismo. In Sicilia si guarda ormai al 2021 

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“Non ci aspettavamo nulla rispetto alla data del 4 maggio. Per noi la Fase 2 del turismo non è questa e molto probabilmente per la Sicilia se ne riparlerà a partire dal 2021. La vera sfida sarà resistere fino a quel momento. Ma senza interventi straordinari e a lunga scadenza la preoccupazione, o forse sarebbe meglio dire la certezza, è che molte aziende non riusciranno a sopravvivere a questa crisi”. Il settore ricettivo è probabilmente uno tra i più colpiti dalla emergenza Covid-19: non solo agenzie viaggi e tour operator, ma anche strutture alberghiere e extra-alberghiere sono quasi al tracollo, come dice all’AGI Federalberghi Sicilia.

Il vicepresidente Nicola Farruggio per questi primi mesi dell’anno stima perdite “che si avvicinano al 97-98 per cento”. Le stanze degli alberghi continuano a rimanere vuote. “Le strutture ricettive sono chiuse e rimarranno tali chissà per quanto tempo, una situazione devastante – sostiene – Il turismo ripartirà quando anche i collegamenti tra regioni potranno essere consentiti. Solo in quel caso si potrà parlare di una nuova fase per arrivare poi allo step successivo, i collegamenti internazionali”.

 Un passaggio cruciale per un settore che nell’Isola vive fondamentalmente di turisti stranieri: una fetta di mercato che vale circa “il 70 per cento delle presenze ed è anche la più redditizia per il fatturato”. Per evitare una catastrofe, quindi, servono misure straordinarie altrimenti molte aziende chiuderanno i battenti con perdite “incalcolabili”. “Il tema principale è l’abbattimento dei costi di gestione delle strutture – spiega il dirigente di Federalberghi Sicilia – dai tributi nazionali e regionali alla liquidità immediata sul fatturato dell’anno precedente a fondo perduto, e cassa integrazione per i lavoratori.

Viceversa, il ragionamento che monti albergatori stanno facendo è che non convenga rimanere aperti”. Rispetto al futuro, in questi giorni si è parlato molto spesso del turismo di prossimità come a una possibile salvezza per il comparto, Ma Nicola Farruggio non nasconde il suo scetticismo: “Riteniamo impossibile sopravvivere solo con le presenze locali: potrebbe funzionare per qualche week end e nelle zone di mare. Ma per città d’arte come Palermo e Catania non c’è speranza”.

Intanto, in attesa di conoscere quali saranno le linee guida stabilite dal ministero per una riapertura delle strutture riducendo i rischi di contagio, dopo le “ipotesi più creative”, sembra che il principio che prevarrà sarà quello della “distanza di sicurezza”. Federalberghi ha sviluppato con l’Istituto superiore della sanità un protocollo che consentirà una ripartenza senza quell’impatto ospedaliero che si temeva.

Saranno adottati, conclude l’esperto del settore, alcuni accorgimenti contro il coronavirus come l’uso di guanti e mascherine in determinati luoghi e dal personale per la pulizia e sanificazioni degli ambienti; “ma pensiamo non si ricorrerà all’uso di barriere, rispettando però sempre la giusta distanza”. Infine un appello: “Ci auguriamo che non si perda nemmeno un posto di lavoro ma il rischio è alto. La nostra speranza è che il governo adotti i provvedimenti straordinari consentendo alle aziende di rimanere sul mercato”. 

Vedi: Stagione persa per il turismo. In Sicilia si guarda ormai al 2021 
Fonte: cronaca agi


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