La differenza tra un blocco poco rigoroso della popolazione e uno molto più rigoroso, potrebbe valere, in Italia a salvare la vita di almeno 45.000 persone e l’uso dei test nella fase due, può essere decisivo a contenere il virus. Un nuovo modello che prevede il decorso della pandemia COVID-19 in Italia utilizzando i dati dell’epidemia è stato realizzato da un gruppo di ricercatori dell’Università di Trento guidato da Giulia Giordano.
Questo modello, che è stato descritto in un articolo pubblicato sulla rivista Nature Medicine, considera otto fasi di infezione e differenzia le persone diagnosticate da quelle non diagnosticate e potrebbe fornire ai responsabili politici in Italia e altrove uno strumento con cui valutare le conseguenze di possibili strategie, tra cui blocco e distanziamento sociale, nonché test e tracciamento dei contatti.
Lo studio mostra che le misure di allontanamento sociale adottate sono necessarie ed efficaci e dovrebbero essere prontamente applicate nella fase iniziale. Le misure di blocco possono essere alleviate in sicurezza solo in presenza di test diffusi e tracciabilità dei contatti, suggeriscono i risultati.
La fine della pandemia globale COVID-19 richiede l’implementazione di strategie multiple a livello di popolazione, ma l’efficacia di tali strategie e la loro capacità di “appiattire la curva” rimane incerta. Il nuovo modello epidemiologico per la pandemia di COVID-19, è chiamato “SIDARTHE”, e distingue tra casi rilevati (diagnosticati) e casi non rilevati (non diagnosticati) e tra diverse gravità della malattia.
Vedi: In Italia il lockdown ha salvato 45.000 vite, rivela uno studio
Fonte: cronaca agi