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Il governo britannico valuta ancora l'immunità di gregge

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L’immunità di gregge non sembra ancora pienamente esclusa dai piani del governo britannico per fronteggiare la pandemia di Covid-19 che finora ha fatto 4.313 morti e 42 mila casi accertati di contagio. In un’intervista al Times, un consulente senior di Downing Street sostiene che con il confinamento abbia stretto la Gran Bretagna in un angolo senza una chiara strategia di uscita e che serve riconsiderare l’immunità di gregge. “Un blocco prolungato rischia di causare più sofferenza del virus stesso”, ha ammonito Graham Medley, studioso di modelli pandemici per il governo. Sostiene che il Paese abbia dovuto affrontare il compromesso di scegliere tra chi danneggiare tra giovani e anziani. 

Medley, professore di modellistica delle malattie infettive alla London School of Hygiene and Tropical Medicine e membro del principale ente scientifico che sta guidando la risposta del governo, ha dichiarato al Times che la Gran Bretagna deve prendere in considerazione la possibilità di consentire alle persone di essere contagiate dal virus nel modo meno fatale possibile piuttosto che lasciare che la disoccupazione, la violenza domestica e la malattia mentale aumentino indefinitamente. 

Secondo i suoi modelli, permettere alle persone di tornare al lavoro o riaprire le scuole farà di nuovo decollare i contagi e non vi è modo di allentare il blocco controllando il virus. “Questa malattia è così brutta che abbiamo dovuto sopprimerla completamente”, ha spiegato. “Allora ci siamo in qualche modo chiusi in un angolo, perché la domanda è cosa facciamo adesso, dopo tre settimane di blocco?”. ​ Medley sostiene che “le misure di contenimento causano danni”. “Il principale è economico, e non intendo l’economia in generale, intendo i redditi delle persone che dipendono da un flusso continuo di denaro e dei loro figli, in particolare l’aspetto della chiusura della scuola. Ci saranno anche danni reali in termini di salute mentale, in termini di violenza domestica e abusi sui minori, e in termini di povertà alimentare”, ha aggiunto.

Prima che il sistema sanitario britannico venisse travolto dallo tsunami della pandemia, la teoria dell’immunità di gregge aveva convinto che il premier, Boris Johnson – ora positivo anche lui – secondo cui era inutile chiudere tutto. Il suo super consigliere, Sir Patrick Vallance, era convinto che in assenza di un programma di vaccinazioni di massa, affinché la popolazione del Regno Unito ottenga l’immunità di gregge, un numero sufficiente di persone dovrà contrarre il virus e guarire. Così le persone dovrebbero quindi avere molte meno probabilità di contrarre il virus – e meno probabilità di diffonderlo – rispetto a prima.

Per raggiungere l’immunità di gregge serve è necessario il contagio del 60% della popolazione:  su 66,4 milioni di abitanti, significa che circa 40 milioni di persone. I dati finora disponibili suggeriscono che 32 milioni, o l’80%, di loro avrebbe sintomi lievi; ma circa otto milioni di persone potrebbero diventare casi gravi o critici e necessitare di cure in ospedale. Inoltre, con una mortalità dell’1% i decessi sarebbero di 400 mila

Vedi: Il governo britannico valuta ancora l'immunità di gregge
Fonte: estero agi


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