Usa e Cina firmeranno alla Casa Bianca oggi pomeriggio (alle 17.30 ora italiana) l’accordo commerciale provvisorio, la cosiddetta ‘Fase 1‘, che promette di segnare una nuova tregua nella disputa tariffaria in corso dall’aprile 2018 tra le due super potenze economiche. Per questo, da lunedì è a Washington una delegazione cinese guidata dal vicepremier Liu He.
L’intesa comprende trasferimenti di tecnologia, proprietà intellettuale, prodotti alimentari e agricoli, servizi finanziari ed espansione del commercio. La Cina aumenterà significativamente le importazioni di prodotti agricoli dagli Usa, come carne di maiale, pollame, fagioli di soia, grano, mais e riso, uno dei punti a cui teneva maggiormente il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump.
Gli Usa dal canto loro revocheranno il rischio di nuove tariffe al 15% che sarebbero scattate il 15 dicembre scorso su quasi 160 miliardi di dollari di prodotti made in China, a cui Pechino avrebbe risposto con tariffe su 3.300 prodotti statunitensi, ma non elimineranno i dazi al 25% su 250 miliardi di dollari di importazioni cinesi che rimarranno come sono, mentre verranno ridotte al 7,5% le tariffe su molto del resto, per un totale stimato in 120 miliardi di dollari di prodotti cinesi.
MARZO 2018 – MEMORANDUM CONTRO LA CINA SU ACCIAIO E ALLUMINIO – Donald Trump annuncia l’8 marzo ulteriori dazi doganali del 25% sulle importazioni di acciaio e del 10% sull’alluminio per ridurre il deficit commerciale americano. Esentera’ da questa tronata di tariffe diversi Paesi, ma non la Cina. Il 22 marzo il presidente Usa dichiara aperta una guerra commerciale contro Pechino, denunciando “l’aggressione economica della Cina” e minacciando di imporre dazi punitivi su 60 miliardi di dollari nelle importazioni di prodotti cinesi.
6 LUGLIO – LA RESA DEI CONTI – Washington impone dazi doganali rafforzati il 6 luglio del 25% su 34 miliardi di dollari di importazioni di merci cinesi, quindi su altri 16 miliardi il 23 agosto. Il 24 settembre, l’amministrazione Trump annuncia tariffe aggiuntive del 10% su 200 miliardi di dollari importazioni dalla Cina. Ogni volta, Pechino risponde. Il braccio di ferro s’intensifica.
1 DICEMBRE – LA PRIMA TREGUA – Le due superpotenze economiche dichiarano una tregua di 90 giorni e rimandano i loro piani per tasse aggiuntive. Pechino promette di acquistare una notevole quantitaàdi prodotti americani.
10 MAGGIO 2019 – RIPRENDONO LE OSTILITÀ – Sostenendo che la Cina non ha mantenuto i suoi impegni proprio quando stava per essere siglato un accordo, Washington aumenta dal 10 al 25% le tasse sui 200 miliardi di dollari di prodotti cinesi. La guerra commerciale si estende sul campo della tecnologia a meta’ maggio, colpendo il colosso cinese delle Tlc Huawei, accusato di legami troppo stretti con il regime. Ai primi di giugno, Pechino aumenta le tasse su 60 miliardi di dollari di importazioni statunitensi e pianifica una lista nera di societa’ straniere “inaffidabili”.
AGOSTO – LA GUERRA VALUTARIA – Il primo agosto Trump accusa Pechino di non aver acquistato prodotti agricoli Usa e di fermare la vendita dell’oppioide fentanil, e annuncia tariffe del 10% su altri 300 miliardi di merci cinesi a partire dal 1 settembre. La decisione significa che praticamente tutti i 660 miliardi di dollari di scambi annuali tra le due maggiori economie del mondo saranno soggetti a dazi. Pechino minaccia contromisure e rafforza i suoi dazi doganali su tutte le importazioni dagli Stati Uniti. Sempre a inizio agosto Washington accusa formalmente Pechino di lasciare scendere lo yuan sotto le 7,0 unita’ rispetto al dollaro per la prima volta in 11 anni per sostenere le sue esportazioni. Il 23, la Cina annuncia ritorsioni per 75 miliardi di dollari su prodotti e auto americani. All’inizio di settembre, la Cina presenta una denuncia al Wto. Donald Trump annuncia dazi antidumping preliminari su alcuni acciai strutturali cinesi.
13 DICEMBRE – ACCORDO PRELIMINARE – I due Paesi annunciano un accordo commerciale preliminare. Pechino si impegna a importare circa 200 miliardi di dollari in ulteriori prodotti americani nei prossimi due anni.
13 GENNAIO 2020 Quando mancano due giorni alla firma dell’accordo preliminare (cosiddetto di Fase 1), gli Stati Uniti tolgono la Cina dalla black list dei Paesi che manipolano la propria valuta. Il 14 gennaio fanno sapere che “non c’e’ alcun accordo” per un’ulteriore riduzione dei dazi Usa già in atto al momento della firma.
Vedi: Arriva la tregua sui dazi. Le tappe della guerra tra Cina e Usa
Fonte: economia agi