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9 agosto 1920. Nasce Enzo Biagi

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di Gianni De Iuliis

Enzo Marco Biagi è stato uno dei volti più popolari del giornalismo italiano del XX secolo.
Direttore di quotidiani, direttore del telegiornale alla RAI, autore e conduttore televisivo di numerose trasmissioni di cronaca, attualità, commento. Non ebbe mai un rapporto idillico con la politica. Celebre il suo rapporto tempestoso con il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi che nel 2002 invitò i vertici della RAI ad allontanare dall’azienda pubblica Enzo Biagi. Dopo cinque anni ritornò in RAI. Ma dopo pochi mesi morì.
Vogliamo ricordare Enzo Biagi in alcune sue celebri frasi che scandiscono l’intera sua carriera.
«Ho sempre sognato di fare il giornalista, lo scrissi anche in un tema alle medie: lo immaginavo come un “vendicatore” capace di riparare torti e ingiustizie […] ero convinto che quel mestiere mi avrebbe portato a scoprire il mondo»
«Ero l’uomo sbagliato al posto sbagliato: non sapevo tenere gli equilibri politici, anzi proprio non mi interessavano e non amavo stare al telefono con onorevoli e sottosegretari […] Volevo fare un telegiornale in cui ci fosse tutto, che fosse più vicino alla gente, che fosse al servizio del pubblico non al servizio dei politici»
«Considero il giornale un servizio pubblico come i trasporti pubblici e l’acquedotto. Non manderò nelle vostre case acqua inquinata»
«Il presidente del Consiglio non trova niente di meglio che segnalare tre biechi individui: Santoro, Luttazzi e il sottoscritto. Quale sarebbe il reato? […] Poi il presidente Berlusconi, siccome non intravede nei tre biechi personaggi pentimento e redenzione, lascerebbe intendere che dovrebbero togliere il disturbo. Signor presidente, dia disposizioni di procedere perché la mia età e il senso di rispetto che ho verso me stesso mi vietano di adeguarmi ai suoi desideri […]. Sono ancora convinto che perfino in questa azienda (che come giustamente ricorda è di tutti, e quindi vorrà sentire tutte le opinioni) ci sia ancora spazio per la libertà di stampa; sta scritto – dia un’occhiata – nella Costituzione. Lavoro qui in Rai dal 1961, ed è la prima volta che un Presidente del Consiglio decide il palinsesto […]. Cari telespettatori, questa potrebbe essere l’ultima puntata del Fatto. Dopo 814 trasmissioni, non è il caso di commemorarci. Eventualmente, è meglio essere cacciati per aver detto qualche verità, che restare a prezzo di certi patteggiamenti»
«Buonasera, scusate se sono un po’ commosso e magari si vede. C’è stato qualche inconveniente tecnico e l’intervallo è durato cinque anni. C’eravamo persi di vista, c’era attorno a me la nebbia della politica e qualcuno ci soffiava dentro… Vi confesso che sono molto felice di ritrovarvi. Dall’ultima volta che ci siamo visti, sono accadute molte cose. Per fortuna, qualcuna è anche finita»
Nel 1988, commentando l’uscita de Il sole malato, il libro di Biagi sull’AIDS, Giorgio Bocca scrisse polemicamente:
«Si butta su tutte le disgrazie. Ogni volta che esce un libro di Enzo devo per forza toccarmi le palle»
Biagi gli rispose:
«Caro Giorgio, fai prima a toccarti la testa»
Pochi giorni prima di morire, disse a un’infermiera «Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie…», ricordando Soldati di Ungaretti, e aggiungendo «ma tira un forte vento».