Il Sindacato autonomo dei lavoratori “Solidarietà” (in polacco “Solidarność”) è un sindacato fondato in Polonia nel settembre 1980 in seguito agli scioperi nei cantieri navali di Danzica e guidato inizialmente da Lech Wałęsa (premio Nobel per la pace nel 1983 e successivamente presidente della repubblica negli anni 1990-1995).
Il 9 agosto 1980 le autorità dei Cantieri navali di Danzica licenziano l’attivista dell’opposizione Anna Walentynowicz. Il 14 agosto gli operai scendono in sciopero. Oltre a chiedere la sua riassunzione, rivendicano l’aumento dei salari e dei sussidi.
La notte tra il 16 e il 17 agosto fu costituito il Comitato Internazionale di Sciopero (MKS) presieduto da Lech Wałęsa e sostenuto da intellettuali chiamati a far parte di una “commissione di esperti”.
Grazie all’irremovibilità degli scioperanti e alla diffusione delle proteste nelle fabbriche di tutto il Paese, il 31 agosto il governo cede alle richieste dei manifestanti. L’accordo stipulato tra Lech Wałęsa e le autorità dello Stato sancisce la nascita del Sindacato Indipendente Autogestito Solidarność.
Il 13 dicembre 1981 il generale Wojciech Jaruzelski, capo della polonia, proclama lo stato di guerra. Vengono internati migliaia di esponenti dell’opposizione. È sospesa la maggior parte delle libertà civili, hanno inizio una catena di licenziamenti e una serie di processi politici.
L’8 ottobre 1982 fu definitivamente messo al bando Solidarnosc.
Nel 1981, in seguito al colpo di stato del generale Wojciech Jaruzelski e alla conseguente introduzione della legge marziale in Polonia, il Vaticano si sarebbe reso responsabile di un ingente flusso di capitali volto a finanziare le attività di Solidarność. Questa operazione fu attuata principalmente tramite trasferimenti occulti di denaro da parte dello IOR, presieduto da Paul Marcinkus e del Banco Ambrosiano di Roberto Calvi.