“È ridicolo che i discendenti di sopravvissuti alla Shoah siano accusati di essere dei perpetratori di altrettanto orrore”. Lo ha affermato Joschka Fischer, già ministro degli Esteri tedesco e vice cancelliere nei due governi della coalizione rosso-verde guidata da Gerhard Schroder, dal 1998 al 2005. “Sono un esponente della sinistra liberale”(n.d.r. tedesca ed europea) ha tenuto a rammentare Fischer alla platea accalcata nella Sala Umberto di Roma in occasione della conferenza “7 ottobre, attacco all’Occidente”, senza nascondere di non essere un supporter del governo di Benjamin Netanyahu. Infatti, ha subito sottolineato, “bisogna distinguere tra Israele, l’unico Stato al mondo per la popolazione ebraica, l’unica roccaforte per la sicurezza degli ebrei, dal governo che è cosa ben diversa: il diritto di Israele ad esistere, per me, è fuori discussione”.
Alla luce delle manifestazioni di odio nei confronti dello Stato israeliano che stanno andando in scena in tutto il mondo e nel cuore dell’Europa, l’ex ministro tedesco invita a combattere uniti. L’Europa e, in generale, l’Occidente oggi sono chiamati “a combattere contro una pericolosa corrente di pensiero che si sta affermando” sulla base di false equivalenze e di paralleli che non hanno giustificazione alcuna: “sarà una lotta di lungo termine perché tutto rema contro chi la pensa come noi, ma questo non ci deve preoccupare più di tanto perché se uniti possiamo e dobbiamo avere successo”, ha affermato Fischer.
Alla domanda di AGI sull’ambiguità che caratterizza anche la postura delle Nazioni Unite sul conflitto mediorientale, l’ex ministro degli Esteri si è detto “molto pessimista”: “sarebbe impossibile dare una risposta esauriente che spieghi la posizione dell’Onu in merito perché la situazione (n.d.r. nell’organizzazione) è molto complessa ma posso dire che sono pessimista, molto, al riguardo”, lasciando intendere di riporre ben poche speranze che l’Onu possa giocare un ruolo costruttivo per la pace.
Sempre sulla possibilità concreta di raggiungere una tregua, Fischer ha ribadito ai cronisti che “il rilascio degli ostaggi è una precondizione per qualsiasi cessate il fuoco”. “Devono essere liberati”, ha insistito. A chi invece chiedeva se la reazione israeliana all’attacco del 7 ottobre non fosse stata ‘sproporzionata’: “No, ha risposto secco l’ex ministro, una reazione ‘dura’ dopo le atrocità commesse da Hamas era assolutamente prevedibile. Un attacco di quella portata e contro la popolazione civile ha fatto letteralmente collassare la fiducia del popolo israeliano nella sicurezza del proprio paese ed era piuttosto comprensibile, a mio modo di vedere, tanto questa reazione tanto il fatto che, sfortunatamente, molti civili palestinesi avrebbero perso la vita o sarebbero rimasti feriti, cosa che era stata calcolata da Hamas che non è si è fatto problema alcuno a sacrificare la sua gente”.
“Hamas, ha sottolineato Fischer in un altro passaggio del suo discorso, è un’organizzazione criminale: continuo a chiedermi come sia possibile sostenerla”. Per inciso Joschka Fischer fu tra i leader tedeschi che, come i presidenti Herzog e Rau e ben prima della cancelliera Angela Merkel, in varie occasioni sostenne la necessità di una piena assunzione di responsabilità della Germania nei confronti della storia e dell’Olocausto, aprendo la strada al concetto di “responsabilità perenne” di questo Paese non solo per il ruolo dei suoi politici e dei militari ma anche per quello dei suoi cittadini. (AGI)
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