Il debutto nel 1983: 25 centimetri, 800 grammi e 10 ore per ricaricarsi Due decenni dopo ce l’avevano tutti. Poi arriva la Apple e lo reinventa
GIORDANO TEDOLDI
Il telefonino compie quarant’anni (per la precisione, domani). Era infatti il 6 marzo 1983 quando l’americana Motorola lanciava sul mercato un ingombrante – rispetto agli standard odierni, era lungo 25 centimetri e pesava 800 grammi, mentre gli ultimi modelli di iPhone sono lunghi circa 13 cm e pesano meno di 200 grammi – telefono cellulare, il DynaTAC 8000X, il progenitore degli smartphone di cui tutti oggi non possiamo fare a meno (basti vedere le crisi d’astinenza dei disperati col telefonino scarico). Con la sua lunga antenna nera rigida, quasi un buffo pennacchio, sembrava un walkie-talkie. Ma aveva una ricca pulsantiera, consentiva conversazioni di trenta minuti (un gran sollievo sui mezzi pubblici, dove oggi si è funestati dai logorroici con gli auricolari), poteva memorizzare trenta numeri e, lasciato in standby, per caricarsi completamente impiegava dieci ore. Costava 3.995 dollari e ne furono venduti 300mila esemplari. Nel famoso film del 1987 sugli squali della finanza, “Wall Street” di Oliver Stone, il personaggio del cattivissimo e avidissimo Gordon Gekko, intrepretato da un Michael Douglas con i capelli spalmati di gel com’era d’ordinanza in quella decade, faceva e disfaceva le carriere dei suoi broker impartendo ordini e condanne dal suo DynaTAC 8000X. Questo telefonino, oggi diventato un articolo da collezione per gli appassionati di gadget tecnologici vintage, aveva avuto una prima incarnazione addirittura dieci anni prima: nel 1973 un prototipo funzionante venne realizzato da Martin Cooper, ingegnere americano in forza alla Motorola. Com’è ovvio, e come molti tra i più vecchi ricorderanno, nel 1983 a possedere questo cellulare erano in pochissimi.
UN MILIONE
Il milione di utenti venne raggiunto solo nel 1990, e “il Motorola”, almeno da noi, non era certo il grossolano DynaTAC, ma quello “a conchiglia”, il sottilissimo, leggero e glorioso StarTAC, vero status symbol sin dal suo lancio nel 3 gennaio 1996. Allora a spartirsi il mercato erano soprattutto Motorola e la finlandese Nokia, che nel 1999 avrebbe lanciato il suo modello più iconico, il compatto e elegante Nokia 3210, seguito, un anno dopo, dall’ancor più affusolato 3310. Fu allora che il cellulare smise di diventare un lusso per speculatori di Wall Street e divenne un bene pressoché alla portata di tutti, e comunque diventato indispensabile nella nuova era della comunicazione globale. Ed è in questo momento, quando un bene diventa di massa, che si comincia a studiarne meglio il design, l’estetica, non quando è, come per il DynaTAC 8000X, una novità alla portata solo di una facoltosa élite. L’ulteriore salto tecnologico, come tutti sanno, fu l’entrata nel campo dei cellulari dell’Apple allora guidata dal suo fondatore carismatico, Steve Jobs. Il primo iPhone venne presentato il 9 gennaio 2007 durante Macworld, la fiera annuale di Apple a San Francisco. Lo slogan era “This is only the beginning. Apple reinvents the phone”: Questo non è che l’inizio. Apple reinventa il telefono. Ed effettivamente, col senno di poi, non si può dire che fosse pubblicità inganne
vole. Anzi, era quasi un annuncio modesto. Il cellulare diventava uno smartphone, un telefono “intelligente”, con la connessione a Internet, le app, e tutto il resto che sappiamo. Leggendario l’aneddoto del perfezionista Jobs che teneva uno dei primi modelli di iPhone in tasca, dove aveva anche le chiavi, e quando lo estraeva era assai infastidito, da bravo ossessivo compulsivo qual era, dal fatto che lo schermo era graffiato. Chiamò allora i suoi ingegneri e gli disse: «Voglio un vetro che non si graffi».
CAMBIAMENTI SOCIALI
Ma di là da tutte le incredibili migliorie tecnologiche (da qualche tempo un po’ stagnanti, oggi il nuovo business delle tech companies è l’intelligenza artificiale) fu, ovviamente, il meccanismo delle relazioni umane a cambiare completamente, grazie ai telefonini. In questi quarant’anni tutti siamo sostanzialmente sempre raggiungibili, tutti siamo interconnessi, proprio come i nodi di una rete. È cresciuta la socialità e, paradossalmente, la solitudine è diventata ancora più tremenda. Oggi, se uno non ti raggiunge, non è perché non può: ma perché non lo gradisce. La comunicazione è diventata un’opportunità e anche un continuo giudizio: mi piaci o non mi piaci.
fonte: Libero