Type to search

Il paese dei radicchi, italiani inventori e primi esportatori

Share

(“Il paese dei radicchi, storie e sapori di un’eccellenza tutta italiana” di Manuela Soressi, edito da Trenta Editore, 128 pagine, 18 euro) Gli italiani sono diventati i maestri indiscussi del radicchio, inventando in Veneto verso la fine dell’Ottocento un ortaggio che in natura non esiste se non come cicoria spontanea, fino a farne una eccellenza del made in Italy con cinque produzioni a Indicazione geografica protetta (Igp). Sono cinque le certificazioni riconosciute dalla Ue alle produzioni di qualità che sono tutte made in Veneto.

Questi i big five: il Radicchio rosso di Treviso, tardivo detto ‘spadon’, quello precoce sempre di Treviso, il Radicchio variegato di Castelfranco che è l’unico a cespo aperto, Il Radicchio di Chioggia, e il Radicchio di Verona dalle marcate screziature.
“Il radicchio ha i titoli per essere simbolo di miracolo italiano. Ne siamo – sottolinea l’autrice del libro “Il paese dei radicchi” con prefazione del presidente della Regione Veneto, Luca Zaia- non solo gli “inventori”, grazie alla pratica anti-spreco dei contadini veneti per prolungare la durata della cicoria selvatica, ma anche i maggiori produttori ed esportatori a livello mondiale. Tanto che, paradossalmente, il radicchio rischia di essere conosciuto e apprezzato più a Dubai e a Boston, dove gli dedicano sagre ed eventi, di quanto non lo sia a Palermo o a Bari. Una lacuna informativa che ho cercato di colmare con questo libro. A valorizzarli in cucina ci ha pensato la Chef Claudia Fraschini, che ha creato e fotografo le 30 ricette inserite nel volume”.

Tra le curiosità l’autrice ci porta a Hollywood precisando che Meg Ryan nella celebre scena del film “Harry ti presento Sally’ ordinava “il miglior piatto del menu” e il copione prevedeva fosse il radicchio alla griglia. Inoltre Soressi, che ha una solida formazione economica, non dimentica i dati di mercato: oggi il radicchio è la seconda insalata più coltivata in Italia dopo la lattuga, con una produzione sestuplicata nell’arco di un decennio. Secondo dati Ismea, ogni anno si raccolgono in media 260mila tonnellate di questo gustoso ortaggio dal caratteristico colore rosso-violaceo. E l’area di coltivazione non si ferma al Veneto ma si è estesa alla Lombardia, Emilia Romagna fino all’Abruzzo.
Fonte: ANSA