di Gianni De Iuliis
Il 28 aprile del 1940 Papa Pio XII manda un messaggio a Benito Mussolini, chiedendogli di non entrare in guerra. Galeazzo Ciano scriverà sui suoi diari: “l’accoglienza del Duce è fredda, scettica, sarcastica”.
Ma poiché Mussolini credeva che la guerra volgesse ormai al termine e pensando che l’Italia restasse esclusa da quello che lui definiva il “tavolo della pace”, il 10 giugno scese in campo contro gli Alleati. Nella dichiarazione di guerra alla Francia e all’Inghilterra, Mussolini cercò di dare un significato più ampio all’intervento, come si evince da un estratto del discorso pronunciato il 10 giugno ne quale dichiarò: “Scendiamo in campo contro le democrazie plutocratiche e reazionarie dell’Occidente, che, in ogni tempo, hanno ostacolato la marcia, e spesso insidiato l’esistenza medesima del popolo italiano.
Questa lotta gigantesca non è che una fase dello sviluppo logico della nostra rivoluzione; è la lotta dei popoli poveri e numerosi di braccia contro gli affamatori che detengono ferocemente il monopolio di tutte le ricchezze e di tutto l’oro della terra; è la lotta dei popoli fecondi e giovani contro i popoli isteriliti e volgenti al tramonto, è la lotta tra due secoli e due idee”.