La Spagna fu governata dal generale Francisco Franco dalla vittoria nella Guerra Civile del 1939 fino alla sua morte, avvenuta nel novembre del 1975. Questo ne fa la più longeva e l’ultima dittatura dell’Europa occidentale. La transizione alla democrazia avvenne pacificamente, in una storia costellata da contraddizioni, ma anche da grande coraggio e lungimiranza.
Dopo un periodo di isolamento, di vendetta verso i Repubblicani sconfitti e di stagnazione economica, Franco si avvicinò agli Stati Uniti (pur senza mai entrare nella NATO) e incaricò un gruppo di tecnocrati legati all’Opus Dei di avviare le basi per la modernizzazione della Spagna, fino ad allora tra i Paesi più poveri d’Europa. L’operazione ebbe successo e, per tutti gli anni ’60, Madrid ebbe una spettacolare crescita economica, seconda nel mondo solo a quella del Giappone.
Una volta esaurita tale spinta però, il regime entrò in crisi. Tale difficoltà era dovuta sia all’età avanzata del dittatore sia alla fine dell’appoggio della Chiesa Cattolica, che attraversava una fase di profondo rinnovamento dopo il Concilio Vaticano II. Alcuni membri del regime erano convinti che fosse necessario un ammodernamento, con l’apertura a un moderato pluralismo politico e la restaurazione di alcune libertà personali. Franco non fu mai di questa idea: ancora due mesi prima di morire, nel settembre del 1975, firmò la condanna a morte di alcuni prigionieri politici baschi e catalani e aveva organizzato la sua successione con l’obiettivo di perpetuare il suo regime anche dopo la sua morte.