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26 aprile 1937. Il BOMBARDAMENTO DI GUERNICA

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di Gianni de Iuliis

Il 26 aprile 1937 i tedeschi della Legione Condor, con la partecipazione dell’Aviazione Legionaria italiana, bombardarono la città basca di Guernica (nome in codice Operazione Rügen), durante la guerra civile spagnola.
Le forze aeree italo-tedesche dichiararono di aver avuto come obiettivo il ponte Rentería, sul fiume Mundakako Itsasadarra, ma un forte vento avrebbe deviato le bombe sulla città. In realtà si trattò di un bombardamento terroristico contro la popolazione civile e contro la città, come risulta da fonti e testimonianze sia contemporanee all’evento sia del dopoguerra. Stando al governo basco, le perdite furono circa un terzo della popolazione: 1654 morti e 889 feriti, mentre ricerche più recenti hanno parlato di circa 300 morti.
Il bombardamento ispirò uno dei dipinti più famosi della storia dell’arte occidentale, il «Guernica» di Pablo Picasso, diventato ben presto il simbolo universale per le vittime e gli oppositori di tutte le guerre successive. La propaganda nazista inserì «Guernica» di Picasso tra le opere esposte alla Mostra d’arte degenerata di Monaco nel luglio del 1937, alla cui inaugurazione Hitler dichiarò: «Faremo una spietata guerra epuratrice per ripulire gli ultimi settori corrotti della cultura».
In questo nostro articolo però vogliamo ricordare una poesia poco nota ai più che forse più di tutto interpreta in maniera universale il massacro della cittadina basca, «Vittoria di Guernica» di Paul Eluard. La dolente lirica di Eluard, rievocando l’orrenda strage con un inno alle povere vittime, elabora in maniera surrealista il concetto di vittoria. Quella di Guernica cioè è la vittoria dell’innocenza sull’oppressione. Le strofe sono numerate come in una sequenza cinematografica, rendendo in maniera plastica la successione delle scene per disegnare il dramma universale di chi soccombe alla violenza inaudita e gratuita.
Citiamo alcuni versi che rendono il capovolgimento di prospettiva, la trasformazione progressiva e quasi onirica del reale, che trasformano la carneficina di Guernica in vittoria.
«Visi buoni al fuoco visi buoni al freddo
Ai rifiuti alla notte agli insulti alla frusta
Visi buoni a tutto
Ecco il vuoto vi fissa
La vostra morte servirà d’esempio‎ […]
Le donne e i bimbi hanno lo stesso tesoro
Di primavera verde e latte puro
E di durata
Nei loro occhi puri‎ […]
Apriamo insieme l’ultima gemma dell’avvenire ‎[…]
Dei nemici hanno il colore
Monotono della nostra notte
E noi li vinceremo».‎