Sia la Slovenia sia la Croazia dichiararono la propria indipendenza il 25 giugno 1991. La mattina del 26 giugno 1991, le unità del XIII Corpo dell’esercito popolare jugoslavo lasciarono la loro caserma di Fiume, in Croazia, per spostarsi verso i confini della Slovenia con l’Italia. La mossa provocò immediatamente una forte reazione da parte degli sloveni locali, che organizzarono barricate spontanee e dimostrazioni contro le azioni dell’esercito popolare jugoslavo. I combattimenti non erano ancora iniziati, ed entrambe le parti sembravano avere adottato una politica non ufficiale pur di non essere i primi ad aprire il fuoco.
A quel tempo il governo sloveno aveva già messo in atto il suo piano per prendere il controllo, sia dell’aeroporto internazionale di Lubiana, che delle frontiere slovene ai confini con l’Italia, l’Austria e l’Ungheria. Il personale che gestiva i posti di frontiera era, nella maggior parte dei casi, già sloveno, quindi l’acquisizione slovena si limitava per lo più a cambiare uniformi e insegne, senza alcun combattimento. Prendendo il controllo delle frontiere, gli sloveni furono in grado di stabilire posizioni difensive contro un eventuale attacco dell’esercito popolare jugoslavo.
Pur sostenendo i rispettivi diritti all’autodeterminazione nazionale, la Comunità europea fece pressione sulla Slovenia e sulla Croazia per porre una moratoria di tre mesi sulla loro indipendenza, raggiunto con l’accordo di Brioni del 7 luglio 1991, accordo riconosciuto dai rappresentanti di tutte le repubbliche. Durante questi tre mesi, l’esercito jugoslavo completò il suo ritiro dalla Slovenia, mentre negoziati per ripristinare la federazione jugoslava con il diplomatico Lord Carrington e membri della Comunità europea erano quasi terminati. Lord Carrington si rese conto che la Jugoslavia ormai oggettivamente si trovava in uno stato di dissoluzione, per cui decise che ogni repubblica doveva accettare l’inevitabile indipendenza degli altri, insieme alla promessa fatta al presidente serbo Milošević che l’Unione europea avrebbe garantito protezione ai serbi residenti di fuori della Serbia.