di Umberto Minopoli
Il problema vero, di cui non si parla mai, non è come produciamo energia. Quello, astrattamente, potremmo farlo anche con una sola fonte: bella, pulita, gratuita, naturale.
Il problema vero è come generiamo energia elettrica. Che è una fonte derivata: dobbiamo produrla, non la troviamo gratis in natura.
L’energia elettrica deve scorrere sulle reti h24, in ogni tempo atmosferico e in ogni mese dell’anno. Non basta che ci sia, in abbondanza, nelle ore più assolate del giorno o quando spiri il vento. Ci sono 8000 ore in un anno. I sistemi elettrici sono organizzati per avere garantita la fornitura in ognuna di quelle ore.
Per questo le fonti energetiche non si distinguono solo tra rinnovabili e convenzionali. Ma tra fonti continuative (producono per 8000 ore salvo interruzioni programmabili) e fonti intermittenti (producono per una media di 2400 ore annue e con interruzioni non programmabili).
Noi usiamo come fonte continuativa il gas (oltre che rinnovabili continuative come idroelettrico e un po’ di geotermia). La maggiore fonte continuativa non emissiva è il nucleare. Che infatti, come quota del 25% del mix elettrico, hanno “tutti i paesi industrializzati”.
Il nostro ministro della transizione insiste nel ribadire, giustamente, che oltre l’emergenza del gas russo da sostituire (con altro gas) c’è la prospettiva di un nuovo mix energetica italiano dopo il 2030. Non dice quale esso sia. Si capisce solo che ci proponiamo di creare (in otto anni) 70 GW di energia rinnovabile da sole e vento. Cioè fonti intermittenti e non programmabili.
Per il carico di base (energia continuativa per 8000 ore dell’anno) come la mettiamo? Avremmo diritto ad una vera strategia energetica oltre che a proclami di propaganda. Destinati, tra l’altro, a restare intenzioni.