Nel mondo ogni anno continuano a morire più di sei milioni di bambini prima del compimento del quinto anno d’età. Le morti infantili avvengono soprattutto nell’Africa subsahariana e nell’Asia meridionale. In Italia, per l’anno 2020 il Rapporto ASviS segnala come, sia per gli effetti diretti del Covid sia per le ripercussioni sulle strutture sanitarie che curano altre malattie importanti, a inizio anno si registri un drammatico aumento dei decessi complessivi (90.946), con elevate differenze territoriali
di Gianni De Iuliis
Per raggiungere lo sviluppo sostenibile bisogna garantire una vita sana. Indubbiamente sono stati fatti grandi progressi per quanto riguarda l’aumento dell’aspettativa di vita e la riduzione di alcune delle cause di morte più comuni legate alla mortalità infantile e materna: accesso all’acqua pulita e all’igiene, riduzione della malaria, della tubercolosi, della poliomielite e della diffusione dell’HIV/AIDS. Ma sono necessari ulteriori sforzi per sradicare un’ampia varietà di malattie e affrontare numerose e diverse questioni relative alla salute, siano esse recenti o persistenti nel tempo.
Ogni anno continuano a morire più di sei milioni di bambini prima del compimento del quinto anno d’età. Le morti infantili avvengono soprattutto nell’Africa subsahariana e nell’Asia meridionale. I bambini nati in situazioni di povertà hanno quasi il doppio delle probabilità di morire prima del compimento del quinto anno d’età rispetto ai bambini nati nelle famiglie più ricche, così come i figli di madri istruite hanno più probabilità di sopravvivere rispetto ai figli di madri senza alcuna istruzione.
Per quanto concerne la salute materna, il tasso di mortalità materna – ovvero la proporzione di madri che non sopravvivono al parto rispetto alle madri che invece sopravvivono – nelle regioni in via di sviluppo è ancora oggi 14 volte maggiore rispetto al tasso di mortalità materna delle regioni sviluppate. Solo la metà delle donne che vivono nelle zone in via di sviluppo riceve la quantità raccomandata di assistenza medica di cui ha bisogno. Sempre meno adolescenti hanno figli nella maggior parte delle regioni in via sviluppo, ma i progressi nell’uso dei metodi anticoncezionali hanno conosciuto un rallentamento nella prima decade del 2000.
Per quanto concerne l’ HIV/AIDS, malaria e altre malattie, nel 2013 sono esplose 2,1 milioni di nuove infezioni da HIV. Alla fine del 2013, 35 milioni di persone vivevano con il virus dell’HIV e 240.000 bambini sono stati infettati dal virus dell’HIV. A livello mondiale, gli adolescenti e le giovani donne sono vittime di disuguaglianze, esclusione, discriminazione e violenza per motivi di genere, il che li espone ad un maggior rischio di contrarre l’HIV, che resta la causa principale di morte tra le donne in età riproduttiva in tutto il mondo e tra gli adolescenti. In molti luoghi non è rispettato il diritto delle adolescenti all’intimità e all’autonomia del proprio corpo. Molte infatti dichiarano che la loro prima esperienza sessuale è stata forzata. Tra il 2000 e il 2015 sono state evitate più di 6,2 milioni di morti per malaria, principalmente in bambini con età inferiore ai 5 anni in Africa subsahariana. Il tasso globale di incidenza della malaria si è ridotto del 37% e il tasso di mortalità del 58%. Tra il 2000 e il 2013 gli interventi di prevenzione, di diagnosi e di trattamento della tubercolosi hanno salvato 37 milioni di vite. Il tasso di mortalità da tubercolosi si è ridotto del 45%.
Analizziamo alcuni sub-obiettivi del goal n.3.
Entro il 2030 ridurre il tasso di mortalità materna globale a meno di 70 per ogni 100.000 bambini nati vivi, porre fine alle morti prevenibili di neonati e bambini sotto i 5 anni di età e porre fine alle epidemie di AIDS, tubercolosi, malaria e malattie tropicali trascurate. Combattere l’epatite, le malattie di origine idrica e le altre malattie trasmissibili.
Rafforzare la prevenzione e il trattamento di abuso di stupefacenti e il consumo nocivo di alcol. Dimezzare il numero globale di morti e feriti a seguito di incidenti stradali e garantire l’accesso universale ai servizi di assistenza sanitaria sessuale e riproduttiva, inclusa la pianificazione familiare, l’informazione, l’educazione e l’integrazione della salute riproduttiva nelle strategie e nei programmi nazionali.
Conseguire una copertura sanitaria universale, compresa la protezione da rischi finanziari, l’accesso ai servizi essenziali di assistenza sanitaria di qualità e l’accesso sicuro, efficace, di qualità e a prezzi accessibili a medicinali di base e vaccini per tutti. Entro il 2030, ridurre sostanzialmente il numero di decessi e malattie da sostanze chimiche pericolose e da contaminazione e inquinamento dell’aria, delle acque e del suolo.
Rafforzare l’attuazione del Quadro Normativo della Convenzione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sul Controllo del Tabacco in modo appropriato in tutti i paesi.
Sostenere la ricerca e lo sviluppo di vaccini e farmaci per le malattie trasmissibili e non trasmissibili che colpiscono soprattutto i paesi in via di sviluppo.
Per quanto concerne l’Italia, il Rapporto ASviS 2020 ricorda innanzitutto come la Legge di Bilancio 2020, approvata alla fine del 2019, abbia confermato la tendenza all’aumento del finanziamento del Servizio sanitario nazionale e dell’impegno per gli interventi preventivi. A partire da gennaio 2020, poi, l’attività normativa relativa al Goal 3 si dispiega attraverso i numerosi provvedimenti legati alla pandemia da Covid-19, che il Governo ha emanato per fronteggiare l’emergenza sanitaria e sociale. Successivamente alla pubblicazione del Rapporto sono state emanate nuove misure per il rafforzamento del sistema sanitario, tuttavia si prevede che le successive ondate pandemiche avranno impatti ulteriormente peggiorativi sul Goal 3.
Per quanto riguarda il trend relativo al perseguimento del Goal 3 in Europa, l’analisi dell’ASviS di quest’anno mostra il permanere di forti differenze tra Paesi nel valore dell’indice composito. L’Italia si colloca in nona posizione, con un aumento significativo del valore dell’indice composito rispetto al 2010.
L’indicatore composito del Goal 3 per l’Italia evidenzia dal 2010 al 2019 un andamento positivo grazie al miglioramento della maggior parte degli indicatori elementari analizzati. Aumenta la speranza di vita in buona salute alla nascita, diminuiscono i feriti per incidente stradale, si riducono alcuni comportamenti a rischio, quali il consumo di alcol e il fumo. Appaiono in controtendenza la copertura vaccinale per le persone di 65 anni e oltre (che si riduce di circa 8 punti) e il trend del numero di posti letto per 10mila abitanti, che diminuiscono di oltre il 14% nell’arco di tempo considerato.
Per quanto riguarda l’anno 2020 il Rapporto ASviS segnala come, sia per gli effetti diretti del Covid sia per le ripercussioni sulle strutture sanitarie che curano altre malattie importanti, a inizio anno si registri un drammatico aumento dei decessi (90.946), con elevate differenze territoriali.
Chiudiamo con le proposte dell’ASviS su “Salute e benessere”.
«Aumentare la consapevolezza sulle interconnessioni tra malattie infettive e degrado dell’ambiente e del territorio, per favorire la prevenzione del rischio e della diffusione di malattie infettive emergenti a potenziale pandemico.
Potenziare la sinergia tra operatori ambientali e di sanità umana e veterinaria in ottica One-Health, al fine di favorire l’individuazione precoce di patogeni emergenti, di focolai epidemici, di malattie infettive, a supporto di piani nazionali di prevenzione e di contrasto alle pandemie.
Attuare programmi di alfabetizzazione sanitaria (health literacy) che forniscano alla popolazione strumenti sia per il contrasto alla diffusione di fake news in materia di salute sia per diminuire il divario causale tra livello di istruzione e condizioni di salute.
Incoraggiare l’attuazione del principio della “Salute in tutte le politiche”, tenendo conto dell’impatto delle politiche economiche, ambientali e sociali su salute e benessere, in piena armonia e coordinamento tra diversi livelli di governo e senza che la dimensione regionalistica della sanità del Paese costituisca un ostacolo in tal senso.
Orientare i finanziamenti messi a disposizione per fronteggiare la crisi sanitaria in un’ottica di sviluppo sostenibile».