di Lorenzo Lavacca
Città del Messico, estate del 1970. È in scena la competizione più prestigiosa del panorama calcistico, ovvero i mondiali, e l’Italia allenata da Ferruccio Valcareggi è in semifinale contro la Germania Ovest. I tedeschi arrivano a questa partita battendo ai supplementari l’Inghilterra, dopo essere stati sconfitti nella finale del mondiale precedente proprio dai Tre Leoni. Gli azzurri invece sono i campioni d’Europa in carica ma finiscono sotto la lente critica della stampa internazionale, che lamenta un gioco poco entusiasmante e alimenta i dubbi sulla famosa “staffetta” tra Mazzola e Rivera, su chi dei due sarebbe dovuto scendere in campo come titolare e perché.
E così alle ore 16:00 locali allo stadio Azteca la partita inizia. Il calcio d’inizio è affidato alla nazionale di Valcareggi, che già dal primo minuto inizia a tessere la sua ragnatela di passaggi, in modo tale da stancare l’avversario, scongiurare i tentativi di attacco e preservare il possesso palla. La partita si sblocca già all’8′ minuto di gioco: al termine di una bella combinazione con Riva, Boninsegna, appena ricevuto il pallone, viene prontamente accerchiato dal reparto difensivo tedesco, il quale però non può nulla contro il potente mancino dalla distanza del numero 20, che batte Sepp Maier. Per i seguenti ottanta minuti l’Italia gioca una partita attendista, tenendo sulle spine i teutonici con alcune insidiose ripartenze. Seeler non riesce a trovare spazio, Müller manca il bersaglio, l’arbitro dà una mano agli italiani non concedendo almeno un calcio di rigore (saranno tre gli episodi dubbi). Il capitano teutonico Beckenbauer, a seguito di un infortunio occorso al 65′ che gli causa la lussazione di una spalla, resta stoicamente in campo (la Germania Ovest aveva appena effettuato la seconda sostituzione, l’ultima consentita dal regolamento), giocando con un braccio fasciato lungo il corpo e guida gli attacchi con decisione. Il portiere italiano Enrico Albertosi, graziato al 64′ dalla traversa presa da Overath, a un minuto dalla fine salva il risultato deviando un pericoloso colpo di testa dell’indomito Seeler. Sembra tutto già deciso, eppure il milanista Schnellinger segna il suo primo nonché unico gol in Nazionale proprio nei minuti di recupero, portando il match ai supplementari.
Iniziano cosi i famosi tempi supplementari, quelli che sarebbero poi entrati nella storia della partita del secolo. Al 94′ la Germania Ovest passa con un gol di Muller, abile a sfruttare un errato tocco del numero 4 Poletti, il quale non riesce a spazzare dopo un debole colpo di testa di Seeler.
Risponde 4 minuti dopo un difensore azzurro, Burgnich (anche lui tutt’altro che un cannoniere), su un grave errore difensivo tedesco a seguito di un calcio piazzato messo in mezzo da Rivera, pareggiando clamorosamente i conti. A quel punto l’Italia spinge e, a sessanta secondi dalla fine del primo tempo supplementare, passa addirittura in vantaggio: straordinario assolo di Riva su assist dalla fascia di Domenighini, dribbling secco e sinistro micidiale, 3-2.
Nel secondo tempo supplementare I tedeschi occidentali non si arrendono e anzi al 110′ trovano il pareggio: pallone scodellato in area da calcio d’angolo, stacco di testa poderoso di Seeler, “torre” per Müller che prolunga in tuffo trovando uno spiraglio tra Rivera e il palo. Albertosi non nasconde affatto il suo rincrescimento nei confronti del numero 14, conscio che quell’errore poteva rivelarsi fondamentale per le sorti della gara (il fantasista era lì a protezione di quella porzione di porta). Ma gli Azzurri sono guidati dal Dio del calcio, che premia sempre chi merita, e trascorsi pochi secondi si lanciano in avanti, riportandosi in vantaggio: grazie ad un’azione corale di undici passaggi e una palla servita rasoterra all’indietro da Boninsegna, lo stesso Rivera supera di piatto Maier. È la rete del 4-3 decisivo.
Al fischio finale, la Nazionale italiana è in finale dopo 32 anni e per tutte le piazze del Paese la vittoria è accolta quasi come se fosse la vittoria del mondiale stesso. Sconfitta poi in finale dal Brasile di Pelè, secondo alcuni per appagamento dopo la semifinale secondo altri perché i verdeoro erano semplicemente superiori, quella Nazionale rimase nel cuore di tutti per i 5 gol nei supplementari, primato per una partita dei mondiali, per l’agonismo messo in campo durante tutte le partite e soprattutto poiché regalò una serata indimenticabile in cui gli italiani rimasero incollati al televisore per tutta la notte, riversandosi poi in strada a festeggiare sotto la stessa bandiera l’impresa che li aveva resi grandi sul tetto del mondo. Fu proprio quel tripudio a consacrare Italia-Germania Ovest come la “partita del secolo”.