di Gianni De Iuliis
11 maggio 2016: approvazione definitiva della legge sulle unioni civili con 372 sì, 51 no e 99 astenuti. Votano a favore il partito Democratico, i deputati di Sinistra italiana e dieci esponenti di Forza Italia. Hanno votato contro gli altri deputati di Forza Italia, quelli di Lega e Fratelli d’Italia. Il M5s si è astenuto. La legge giunge in Italia 22 anni dopo la prima risoluzione sul tema da parte del Parlamento europeo.
La legge 76/2016, nota come «legge Cirinnà», introduce nell’ordinamento italiano la regolamentazione delle unioni civili sia per le coppie omosessuali sia per quelle eterosessuali e la disciplina delle convivenze.
Le unioni civili sono tutte quelle forme di convivenza di coppia, basata su vincoli affettivi ed economici, alla quale la legge riconosce attraverso uno specifico istituto uno status giuridico analogo a quello conferito dal matrimonio.
Nell’ordinamento italiano l’unione civile è un istituto giuridico di diritto pubblico, analogo al matrimonio, comportante il riconoscimento giuridico della coppia formata esclusivamente da persone dello stesso sesso e finalizzato a stabilirne diritti e doveri reciproci. Tale istituto estende alle coppie omosessuali la quasi totalità dei diritti e dei doveri previsti per il matrimonio (fatta eccezione per l’obbligo di fedeltà e alla possibilità di adozione), incidendo sullo stato civile della persona. L’unione civile tra due persone maggiorenni avviene di fronte a un ufficiale di stato civile e alla presenza di due testimoni e viene registrata nell’archivio dello stato civile. Gli atti dell’unione, indicanti i dati anagrafici, il regime patrimoniale e la residenza vengono registrati nell’archivio dello stato civile.
Parallelamente all’unione civile una coppia formata da persone dello stesso sesso può decidere di usufruire dell’istituto della convivenza, il quale garantisce una serie di diritti minimi. La registrazione della convivenza all’anagrafe non è obbligatoria, ma facilita la prova della convivenza ed è necessaria solo qualora si voglia stipulare un contratto di convivenza che serve a regolare i rapporti patrimoniali. L’istituto delle convivenze è aperto anche alle coppie etero in alternativa al matrimonio.
Un passaggio del discorso di Cirinnà durante la discussione al Senato: «Queste persone per troppo tempo assenti e taciute, noi oggi le rendiamo finalmente presenti al resto della comunità politica, riconosciamo la loro esperienza di vita familiare come una realtà meritevole di tutela, perché attinente alla loro dignità personale».
Le reazioni all’approvazione della Legge furono estremamente scomposte da parte della Politica, nel suo intero arco costituzionale.
Le opposizioni sono salite sulle barricate: in particolare il segretario della Lega Matteo Salvini invita i sindaco del suo partito a «non celebrare matrimoni gay» e quindi a disobbedire alla legge. Altri esponenti di centrodestra annunciano iniziative per l’indizione di un referendum abrogativo della Legge. L’allora segretario della CEI, Nunzio Galantino, definì il voto «una sconfitta per tutti».
La maggioranza, soprattutto per opera di Matteo Renzi, all’epoca Presidente del Consiglio e segretario del PD, ebbe una reazione da Ultra, fanatica e propagandistica, che lasciava trapelare solo intento propagandistici, senza un’attenta riflessione sul salto di qualità culturale effettuato dall’Italia. Infatti non una reale soddisfazione per il risultato civile e culturale raggiunto.
La storia successiva e le prese di posizione di Cirinnà confermano quelle sensazioni. Subito dopo l’approvazione della 76/2016, ella la definisce «rispetto al resto d’Europa già una sintesi moderata», scelta «per rispondere a criteri di prudenza, nella convinzione che alla piena eguaglianza si possa arrivare passo dopo passo».
Quindi definisce «appena cominciata la stagione dei diritti, essendoci molto ancora da fare». Si dichiara infatti favorevole al matrimonio egualitario e alle adozioni per le coppie dello stesso sesso e per i single. Tuttavia nell’aprile 2017 in un’intervista esprime la propria delusione affermando di non essere stata ascoltata dall’allora segretario del PD Matteo Renzi: «Dopo l’ottenimento del primo parziale risultato sui diritti civili, personalmente non sono stata più ascoltata né coinvolta in nulla. Tutto ciò che ho chiesto di poter fare non è stato fatto».