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100 economisti europei: “cancelliamo il debito detenuto dalla Bce”

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di redazione

Sono più di cento gli economisti europei che, aderendo all’iniziativa di un gruppo di economisti francesi, hanno firmato un appello, diffuso dai principali quotidiani d’Europa (in Italia da “Il Fatto Quotidiano), dal titolo assai significativo: “Cancelliamo il debito detenuto dalla Bce e torniamo padroni del nostro destino”.

L’appello chiede che i debiti pubblici statali i cui titoli sono detenuti dalla Banca centrale europea vengano cancellati, sulla base della considerazione che oggi il 25% dei debiti europei si trova nelle mani della Bce, in conseguenza di sei anni di Quantitative Easing, ossia i programmi di acquisto di titoli di Stato da parte della banca centrale con denaro appositamente “stampato”, cioè, di fatto, virtuale.

Poiché la Bce non ha lo scopo di trarre profitto da questi titoli, essa è nelle condizioni – sostengono i firmatari dell’appello – di cancellarli o, in alternativa, di renderli perpetui. È un procedimento possibile, che in gergo tecnico viene chiamato “monetizzazione del debito”.

La proposta prevede che all’ammontare dei debiti cancellati corrispondano altrettanti investimenti pubblici da parte dei governi europei, consentendo un migliore allineamento delle politiche fiscali a quelle monetarie, sul modello offerto dagli USA e dal Giappone.

I promotori dell’iniziativa riconoscono all’UE il merito di aver fatto molto per far fronte alle ricadute economiche della pandemia di Covid 19, tuttavia ritengono che si debba fare ancora di più, quando si pensa che la nuova amministrazione Biden negli Stati Uniti appronta un piano da circa duemila miliardi di dollari contro i 750 miliardi di euro del Recovery Fund europeo.

Gli economisti firmatari sottolineano che la cancellazione da loro richiesta rappresenterebbe un provvedimento eccezionale, ma essi paragonano l’attuale momento storico a quello che determinò la cancellazione dei due terzi dei debiti tedeschi dopo la seconda guerra mondiale.

La proposta contenuta nell’appello, che vede tra i firmatari lo stesso Thomas Piketty, ha ricevuto molti consensi ma anche fortissime critiche, che prospettano come una simile politica comporta il rischio di far decollare l’inflazione, anche se questo pericolo sembra oggi molto lontana dalla zona euro, dove i tassi d’interesse sono quasi ovunque al si sotto dello zero. Si paventa anche che la cancellazione costituisca un “precedente” che potrebbe spaventare gli investitori che finirebbero per pretendere dai paesi europei tassi più alti per comprare i loro titoli di Stato.

L’appello, tuttavia, chiede una cancellazione circoscritta ai soli titoli che vengono detenuti dalla Bce nell’ambito del programma di interventi anti-pandemia, il che difficilmente potrebbe portare effetti dirompenti sui mercati finanziari.

Altra critica è quella secondo cui per effetto della cancellazione la Bce perderebbe indipendenza e credibilità. A tal proposito è facile osservare che se la Bce è  indipendente dai governi, questi ultimi non sono indipendenti dalla Bce: una cancellazione parziale, legata all’emergenza pandemica di questi mesi, non va considerata un’eresia, come non lo sarebbe un certo grado di emancipazione dei governi dalle fluttuazioni dei mercati finanziari.

Le disposizioni normative dei Trattati europei non sembrano costituire ostacolo insormontabile, tanto che una proposta analoga è stata avanzata anche dal presidente del Parlamento europeo David Sassoli che, già nello scorso mede di novembre, ha definito la cancellazione dei debiti “un’ipotesi interessante”.


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