di Gianni De Iuliis
Il 1° marzo del 2010 si svolse la prima giornata internazionale di protesta dei migranti, in Italia con decine di manifestazioni contraddistinte dal colore giallo.
Promossa da molte sigle dell’associazionismo impegnate a difesa dei diritti dei migranti, la mobilitazione, venne lanciata con lo slogan: «Un giorno senza di noi». Questo motto si proponeva di far riflettere l’opinione pubblica sull’apporto determinante dei migranti alla tenuta e al funzionamento della società italiana.
Infatti, cosa davvero accadrebbe se i milioni di immigrati che vivono e lavorano in Italia, e in tutta Europa, decidessero di incrociare le braccia o semplicemente di andarsene?
La giornata, per molti versi anomala e straordinaria del primo marzo 2010, fu caratterizzata dalla protesta dei migranti “di fronte a leggi ingiuste e discriminatorie come il pacchetto sicurezza e la legge Bossi Fini”. Ma la mobilitazione non vide la partecipazione dei soli lavoratori immigrati: “davanti alle continue divisioni che vengono prodotte in questa società, abbiamo scelto di mobilitarci. Ma non da soli, non solo noi stranieri, perché sappiamo che insieme, migranti e italiani, precari e disoccupati, di ogni nazionalità e provenienza, siamo il motore di questa società. È per questo che abbiamo scelto di non organizzare uno sciopero dei soli immigrati, ma invece una mobilitazione contro la crisi e la precarietà, per i diritti di tutti e contro il razzismo. Perché il nostro futuro dipende dalla capacità e dalla possibilità di costruire una società nuova… insieme e per tutti”!