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1 Maggio: Bertinotti, sinistra non rappresenta più i lavoratori

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“Dagli anni ’80, dalla sconfitta del movimento operaio”, “si è creata una frattura” tra la sinistra e i lavoratori. “Ogni tanto c’è qualche ripresa di attenzione, qualche riaffiorare di temi, come la battaglia sul salario minimo. O, prima, il reddito di cittadinanza. Brandelli di rivendicazioni. Ma dentro un quadro di accettazione del primato del mercato”. A ribadirlo è l’ex segretario di Rifondazione Comunista ed ex presidente della Camera, Fausto Bertinotti, in un’intervista a ‘Libero’. “Il punto – insiste – è che nella sinistra politica manca una critica radicale a questo modello economico, sociale, ambientale rappresentato dal capitalismo”. E così “i lavoratori non hanno uno statuto speciale di lettura dei fatti. E il 50% non vota proprio. C’è un distacco totale da una politica che li ha penalizzati o è stata indifferente. Poi c’è una componente che prima votava Lega, ora FdI, perché vuole punire la sinistra, ritenendo che non abbia difeso abbastanza i lavoratori”. Anche i sindacati per Bertinotti, vivono una crisi di rappresentanza: “Non c’è dubbio. Però io vedo segnali importanti. Le assemblee dei metalmeccanici hanno una partecipazione straordinaria. Il sindacato, certo, non è immune da errori che provengono da lontano, a cominciare all’accettazione della concertazione. Ha subìto il processo di istituzionalizzazione”. “Oggi sostiene ancora Bertinotti – è di fronte a una grande sfida, quella di uscire dalla cornice del quadro istituzionale per riprendere le fila del conflitto sociale. Oggi il mondo del lavoro è colpito non solo dalle morti, ma da bassi salari e mancanza di tutele”. Per quanto riguarda il 1 Maggio, “è sempre stato un giorno di lotta e di festa. Oggi è più di lotta che di festa, dal momento che il lavoro è duramente colpito da un processo di ristrutturazione capitalistica”. (AGI)
RED