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1 italiano su 4 a rischio povertà

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Oltre 1 persona su 4 in Italia è a rischio di povertà o esclusione sociale. Si tratta di 17 milioni e mezzo di concittadini che vivono in una condizione di estrema precarietà e vulnerabilità. In quest’Italia sempre più in affanno, i poveri assoluti sono diventati 4,6 milioni: vuol dire che 1 su 13 non ha cibo a sufficienza o una casa decentemente riscaldata, o di che vestirsi, né mezzi per curarsi, informarsi, istruirsi. Una fotografia, quella scattata da Oxfam, tanto più impietosa per il fatto che in questa condizione si trova 1 minore su 10, un’incidenza molto alta, il 10,9%, ovvero un dato quasi triplicato rispetto a 10 anni fa. Al punto che si rischia di vivere in una società sempre più vecchia, incapace di dare un futuro alle giovani generazioni, o che tristemente sceglie di non averne uno.

“Oxfam combatte da oltre 70 anni la povertà in molte parti del mondo e ora è pronta a farlo in Italia, dove un numero sempre maggiore di famiglie si trova in condizioni di crescente disagio – ha detto Maurizia Iachino, presidente di Oxfam Italia – Metà delle famiglie nel nostro paese fatica ad arrivare alla fine del mese e 1/3 di esse non riesce a far fronte a normali spese mediche. Ci impegneremo per sostenere chi non ha più i mezzi per condurre una vita dignitosa e chi rischia di ritrovarsi senza domani”.

Le più esposte sono le famiglie numerose, che in misura prevalente si ritrovano in condizioni di povertà assoluta. Come emerge chiaramente dall’analisi di Oxfam Italiani, povera gente, peggiorano soprattutto le condizioni delle famiglie con 4 componenti, per cui l’incidenza della povertà assoluta è salita al 9,5%, mentre per quelle dai 5 in su tende ad aumentare ulteriormente, raggiungendo il 17,2%.

Una situazione che rischia di aggravarsi, o nel migliore dei casi di diventare stagnante, sostiene Oxfam, se allo stesso tempo non si interviene con politiche volte a contrastare l’allarmente disuguaglianza economica che caratterizza anche il nostro Paese: nel 2016, l’1% più ricco era in possesso del 25% della ricchezza nazionale netta, 415 volte quella detenuta dal 20% più povero dei nostri connazionali; mentre la sperequazione di reddito fa rilevare come, nell’arco di tempo 1988-2011, il 10% più abbiente della popolazione abbia beneficiato di un incremento di reddito superiore a quello della metà più povera degli italiani.

A leggere il dato, capovolgendo la piramide, si scopre che il 10% più povero dei nostri connazionali ha goduto di un risicato 1% di incremento, corrispondente ad appena 3,7 euro pro-capite all’anno (PPP 2005), a fronte di un incremento annuo di circa 365 euro del 10% più ricco. In Italia, i profili del disagio sono differenziati sul territorio.

In media, l’incidenza della povertà assoluta è più alta nelle aree metropolitane, dove nel 2015 si registra un aumento, rispetto all’anno precedente, con un’incidenza media in tutto il Paese del 7,2%. Il Sud Italia conferma sacche di povertà assoluta maggiori, sebbene non vadano trascurate anche le periferie delle grandi città del Nord e del Centro Italia.