Tommaso Aniello d’Amalfi, detto Masaniello, pescatore, pescivendolo e contrabbandiere, si mette alla testa della rivolta del popolo napoletano contro l’intollerabile pressione fiscale cui lo sottopone il governo del viceré spagnolo. Al grido di “viva ‘o Re ‘e Spagna, mora ‘o malgoverno”, Masaniello e i rivoltosi costringono il viceré alla fuga. Immediatamente ottengono l’abolizione di molte gabelle e il riconoscimento di un antico privilegio con cui Carlo V conferiva al popolo napoletano una rappresentanza uguale a quella dei nobili e un’equa ripartizione delle tasse tra le diverse classi sociali. Nel giro di soli dieci giorni si conclude però il cosiddetto “regno” di Masaniello. Il capopopolo viene assassinato il 16 luglio del 1647 in una congiura, cui partecipano alcuni dei suoi stessi compagni.