È il 6 luglio del 1957, la temperatura tocca i trentacinque gradi all’ombra ed Elisabetta d’Inghilterra applaude in tribuna. Cade la barriera di colore del tennis: Althea è il primo atleta afroamericano a competere al torneo di Wimbledon, e vince in anni in cui la segregazione razziale è attuale e drammatica.
A trentun anni, improvvisamente si ritira dal tennis. Nelle competizioni tennistiche femminili non sono previsti premi in denaro e le spese abbondano. Partecipa a qualche esibizione sportiva, gira un film con John Ford interpretando una schiava nera, incide un album di canzoni jazz, è ospite di programmi televisivi, poi, nel 1964, si reinventa come giocatrice di golf, entrando nella lega professionistica femminile. È un’altra barriera di colore che cade. Giocherà fino al 1971, lo stesso anno in cui sarà votata alla National Lawn Tennis Association Hall of Fame.
«Stringere la mano alla Regina d’Inghilterra è un bel passo in avanti rispetto a doversi sedere nella parte riservata ai neri sull’autobus per andare in centro a Wilmington, nella Carolina del Nord».