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​Afroamericano ucciso dalla polizia, scontri e saccheggi a Minneapolis​

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Le proteste a Minneapolis per la morte dell’afroamericano George Floyd, ucciso dalla polizia, si sono intensificate con scontri e saccheggi, mentre crescono le richieste di arresto dell’agente che premeva con il ginocchio sul collo dell’uomo. In piena emergenza per l’epidemia di coronavirus, migliaia di persone sono scese in strada. Centinaia di manifestanti si sono radunati davanti all’abitazione del poliziotto immortalato in un video mentre soffoca la 46enne vittima.

Altri hanno manifestato invece davanti al commissariato a cui appartenevano i quattro agenti licenziati. Ci sono stati scontri con la polizia, che ha lanciato gas lacrimogeni e proiettili di gomma in diversi punti della città, mentre un grande magazzino e un negozio di liquori sono stati saccheggiati e un negozio di autoricambi è stato incendiato. Anche il sindaco di Minneapolis, Jacob Frey, ha chiesto l’arresto dell’agente responsabile. 

Il presidente Donald Trump ha assicurato giustizia sulla morte di Floyd: “Su mia richiesta, l’Fbi e il dipartimento di Giustizia stanno indagando su questa tragica morte in Minnesota di George Floyd”, ha dichiarato il tycoon, segnalando di aver chiesto di accelerare le indagini. Anche Joe Biden, candidato democratico alle elezioni presidenziali aveva chiesto l’apertura di una indagine dell’Fbi e ha scritto su Twitter “George Floyd meritava il meglio e la sua famiglia merita giustizia. La sua vita contava”.

Il caso di Floyd rilancia la polemica sul razzismo delle forze di polizia. Frey, ha difeso la decisione di licenziare gli agenti. “Essere neri – ha commentato – non dovrebbe essere una sentenza”. La senatrice del Minnesota, ed ex candidata presidenziale, Amy Klobuchar, ha chiesto l’apertura di un’indagine. Intanto sulla rete è finita la foto del poliziotto che premeva il ginocchio sul collo di Floyd: Derek Chauvin, 44 anni, indossa un cappellino rosso simile a quelli usati dai sostenitori di Donald Trump con scritto “Make Whites Great Again”, rendi di nuovo grandi i bianchi.

In un primo momento la polizia aveva archiviato la morte di Floyd come “incidente medico“, ma il video sconvolgente girato da una persona e finito in rete ha raccontato una storia diversa. La polizia era intervenuta lunedì sera dopo una segnalazione di un caso di contraffazione: Floyd, addetto alla security di un ristorante, è stato bloccato in auto, fatto uscire e messo a terra, faccia in giù. Un agente lo ha immobilizzato premendo il ginocchio sulla parte posteriore del collo.

A un certo punto Floyd ha cominciato a dire “non respiro, non respiro, amico”, e poi “mi fa male lo stomaco, mi fa male il collo, sento male dappertutto”, e “sto per morire”, ma il poliziotto ha mantenuto la presa per alcuni minuti, dicendo “rilassati”, nonostante l’uomo cominciasse a perdere sangue dal naso. Floyd ha poi avuto una crisi, è stato portato in ospedale dove è morto.

Il caso ricorda quello del 2014, avvenuto a New York: anche allora un nero, Eric Garner, era stato fermato dalla polizia per un sospetto, rivelatosi poi infondato, e bloccato con una presa che ne aveva poi provocato la morte. “Non respiro”, aveva detto Garner. Quella frase venne ripresa dai giocatori Nba, con in testa LeBron James, e stampata su migliaia di magliette. Il poliziotto venne licenziato e la famiglia della vittima ottenne un risarcimento.

Vedi: ​Afroamericano ucciso dalla polizia, scontri e saccheggi a Minneapolis​
Fonte: estero agi


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